ROMA (WSI) – Si sono sprecati fiumi di inchiostro su come le nuove tecnologie contengano la soluzione per incrementare la produttività delle imprese italiane. Molto spesso, purtroppo, si è trattato di retorica che non ha trovato mai applicazione nei fatti. Eppure l’ultima ricerca di AT&T, colosso mondiale delle telefonia e delle telecomunicazioni, mostra che un’applicazione virtuosa dell’ICT può far lievitare l’indice di competitività delle aziende dal 35 al 74%.
Non tutta la tecnologia però vale lo sforzo. Una delle condizioni per il successo di questo strumento, secondo AT&T, è che gli investimenti siano focalizzati sul mobile, sul cloud e sulle piattaforme di comunicazione integrata (queste ultime comprendono i social network aziendali, i programmi per le videoconferenze e la condivisione di documenti). A questo, ci permettiamo di aggiungere che è necessaria anche un’adeguata copertura della connessione adsl internet in banda larga su scala nazionale.
La seconda regola d’oro riguarda la formazione. I dipendenti e i manager devono essere istruiti su come usare al meglio queste armi, valorizzando coloro i quali in azienda mostrano già un’ampia predisposizione alle nuove tecnologie e sarebbero disposti a implementarle nel proprio settore di pertinenza. Senza questo, tutti gli investimenti sarebbero inutili.
AT&T ha raccolto questa esperienza da un sondaggio realizzato insieme a Insead, riguardo al rapporto fra competitività sul mercato e investimenti in ICT. Sono stati intervistati più di 225 manager di multinazionali, appartenenti a diverse aree produttive e geografiche (Europa, Nord America e Asia). Tutti i soggetti coinvolti hanno confermat l’intenzione di destinare una quantità sempre maggiore di risorse all’innovazione tecnologica.
L’area geografica più attiva in questo senso è l’Asia, con una crescita stimata al 31% entro il 2015, segue il Nord America col 22%. L’Europa chiude la classifica col 20%, anche se nelle dichiarazioni dei manager è proprio il Vecchio Continente a mostrare più entusiasmo per le potenzialità dell’ICT.
In questo quadro, le imprese italiane scontano il ritardo delle istituzioni su temi come banda larga, agenda digitale e, in generale, rilancio del sistema produttivo nazionale, che il prossimo Governo sarà chiamato a recuperare. È anche vero, però, che i nostri manager sono forse i meno inclini alle nuove tecnologie, soprattutto nelle aziende – di ogni dimensione – a conduzione familiare. Il gap è anche culturale, ma vale la pena di colmarlo alla svelta.
Come sottolinea Theodoros Evgeniou, direttore accademico di Insead eLab, “la ricerca mostra chiaramente la diretta correlazione tra specifici investimenti tecnologici e miglioramento delle performance oragizzative. Ma managers e amministratori devono sempre farsi una semplice domanda prima di adottare una nuova tecnologia: ‘Siamo pronti e adeguatamente strutturati per farla nostra?'”.
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