Emergono nuovi dettagli sulla decisione degli Stati Uniti di aumentare i dazi sui prodotti importati dalla Cina. I rialzi – secondo il rappresentante Usa al Commercio, Robert Lighthizer – scatteranno alle 12.01, le 6.00 del mattino italiane di venerdì. I mercati sono tornati a cedere quota dopo che Lightizer ha specificato quali sono i motivi che hanno spinto gli Usa a prendere la decisione drastica (vedi grafico).
La decisione di ritoccare verso l’alto le tariffe fa seguito – spiega il segretario al Tesoro Steven Mnuchin – al passo indietro di Pechino sul linguaggio dell’accordo raggiunto.
“Nel corso del fine settimana – afferma Mnuchin – è apparso evidente che la Cina stava facendo un passo indietro sul linguaggio dell’accordo: un passo indietro in grado di cambiare profondamente l’intesa. Gli Stati Uniti, aggiunge, non vogliono rinegoziare i precedenti impegni presi, considerato che il 90% dell’accordo era stato finalizzato”.
Lighthizer ha inoltre aggiunto come con i dazi gli Stati Uniti non rompono le trattative con la Cina che, invece, continuano.
Dazi, si lavora ancora a sbloccare l’impasse
Intanto, il vice premier cinese Liu He è atteso come membro della delegazione della Cina che sarà a Washington per le trattative commerciali con gli Stati Uniti. La sua presenza è vista come un segnale positivo del fatto che si lavora a rompere l’impasse nelle trattative commerciali.
“La guerra delle tariffe non è nell’interesse della Cina, ma non è nell’interesse degli Stati Uniti. Quindi, prima i due governi si lasceranno alle spalle la guerra commerciale meglio sarà per entrambi”, ha detto alla CNBC Victor Gao del think tank ha detto alla CNBC Victor Gao del think tank “Center for China and Globalization” in un’intervista alla CNBC.
Secondo l’esperto, entrambi i governi devono “calmarsi”.
“La Cina ha bisogno di un accordo con gli Stati Uniti e penso che anche gli Stati Uniti abbiano bisogno di un accordo con la Cina. L’incertezza, l’imprevedibilità e la prospettiva di maggiori disordini rappresentano un forte rischio per entrambi i paesi”.
A Pechino, intano, riporta oggi il South China Morning Post, molti piccoli imprenditori stanno meditando si spostare la sede delle aziende in altri Paesi non colpiti dai dazi Usa, quali per esempio Thailandia o Bangladesh.
Nel frattempo, nelle scorse ore Trump è tornato a minacciare il Messico. Secondo l’agenzia Reuters, il presidente americano intende imporre una tariffa del 17,5% sulle importazioni di pomodori messicani a partire da oggi, perché secondo lui i due Paesi non sono stati in grado di rinnovare un accordo del 2013 che sospendeva un’inchiesta anti-dumping degli Stati Uniti.