A partire dall’8 maggio 2019 i nuovi Pir sono entrati in azione, con vincoli più stringenti sulla composizione del portafoglio. Lo scopo era ed è quello di far fluire maggiori risorse verso startup e Pmi. Da subito varie voci, però, del settore finanziario, fra cui quella dell’Abi, si sono sollevate per criticare questa svolta. Adeguarsi alle nuove linee guida, si diceva, sarebbe stato assai più difficile.
Un nuovo report di Equita Sim ha messo ora in luce come si è sviluppato l’andamento della raccolta netta verso questi fondi, incentivati sotto il profilo fiscale: il mutamento dei Pir ha peggiorato il già visibile rallentamento della raccolta nel secondo trimestre dell’anno. Secondo i dati ufficiali di Assogestioni nel secondo quarto del 2019 i fondi Pir hanno registrato una raccolta netta negativa pari a 348,3 milioni di euro, in calo rispetto ai -2,2 milioni del primo trimestre dell’anno. I Pir avevano già sperimentato deflussi netti prima dell’entrata in vigore del decreto attuativo che ne modificava la disciplina, con un calo costante nella raccolta netta dopo il quarto trimestre del 2017. Secondo Il Sole 24 Ore nei mesi di luglio e agosto i deflussi sono proseguiti, rispettivamente a -151 milioni e -46 milioni, portando il dato di raccolta netta a un -546 milioni da inizio anno. (Nel grafico in basso la raccolta netta e gli asset totali in gestione per i Pir).
Le performance dei fondi Pir dall’inizio dell’anno è stata del 16% in media, un buon risultato che, in seguito alle modifiche normative sui fondi Pir, non ha visto nuovi investitori di beneficiare della forte ripresa del mercato.
“Continuiamo a ritenere che i Pir nella loro versione originale siano degli strumenti eccellenti ed efficaci che avevano raggiunto i seguenti obiettivi”, ha scritto Luigi de Bellis, co-responsabile dell’Ufficio Studi di Equita:
1) convogliare risparmi degli italiani verso investimenti in aziende domestiche;
2) raccogliere maggiori risorse finanziarie per le imprese diverse dai gruppi “grandi”;
3) diffondere un “feeling” positivo tra gli imprenditori italiani sulla possibilità di accedere al mercato dei capitali, anche per le piccole e medie imprese;
4) Attrarre più attenzione e liquidità degli investitori verso le piccole e medie imprese”.
Equita ha accolto con favore, tuttavia, l’approvazione degli incentivi fiscali agli Eltif, contenuti nel Decreto crescita, che garantiranno un’esenzione dell’imposta del 26% sui guadagni in conto capitale (come già avviene per i Pir).
“L’investimento in strumenti non quotati e illiquidi non può essere soddisfatto dai fondi UCITS aperti, ma da un fondo chiuso a scadenza, quale ad esempio l’Eltif (European Long Term Investment Fund). Per questo motivo giudichiamo positivamente l’approvazione del Governo degli incentivi sugli Eltif”, ha commentato de Bellis.