ROMA (WSI) – Un boato si è levato dalla piazza gremita di San Pietro, e il mondo dei cattolici è esploso in un urlo di gioia nel vedere la fumata bianca, quando già ci si apprestava a rassegnarsi ad aspettare un altro giorno per vedere affacciarsi sul balcone della basilica di San Pietro il nuovo papa. Ma la Chiesa ha sorpreso i fedeli quando, verso la tarda serata di ieri, è stato eletto il nuovo pontefice.
Prima la fumata bianca, poi l’attesa di un’ora circa, le urla alternate alla trepidazione di conoscere il volto del successore di Benedetto XVI, e l’annuncio: “Habemus papam!”.
Si chiama Jorge Mario Bergoglio, è il primo pontefice non europeo in 1282 anni: e questa è senza dubbio la prima importante novità: per la prima volta nella storia, il papa è sudamericano, argentino per l’esattezza (genitori italiani) e provenienti da quella grande area, l’America Latina, che riunisce il 40% degli 1,2 miliardi di cattolici nel mondo. Non proprio un papa giovane, ha 77 anni, nato il 17 dicembre del 1936 ed è arcivescovo di Buenos Aires.
Altra novità: è anche il primo papa gesuita (il Papa nero), mai eletto in precedenza nella storia, ed è noto per aver condotto una vita morigerata nelle vesti di arcivescovo. Era già arrivato “secondo” allo scorso conclave.
La domanda che ora tutti si pongono, però, è la seguente: con Francesco I (altra novità: non c’è stato mai in precedenza un papa che avesse preso ispirazione dal nome di S. Francesco), la Chiesa si appresta a una rivoluzione?
La risposta, nonostante le novità che sono emerse con la sua elezione, non è proprio affermativa. “In New Pope, a Choice Both Historic and Conventional”, scrive il New York Times. Così come la maggior parte in Argentina, il nuovo papa è un tifoso di calcio, e il suo team favorito è la squadra di San Lorenzo. Noto per il sostegno dato ai poveri del suo paese, ha rinunciato a un palazzo per vivere in un piccolo appartamento e ha scelto di ricorrere ai trasporti pubblici, invece di essere scorazzato da un proprio chauffeur”. Ha anche, precisa il quotidiano newyorchese, cucinato i propri pasti”.
Questo, il volto umano di Francesco I, un arcivescovo ora papa, che come San Francesco ha rinunciato alla ricchezza offertagli dalla propria posizione, per scegliere un’esistenza improntata all’umilità e alla tensione verso gli altri, verso i meno fortunati. Uno schiaffo morale ai fasti della Chiesa.
“Ma il cardinale Bergoglio è anche una scelta convenzionale, un conservatore teologico di origine italiana che ha sostenuto in modo vigoroso le posizione del Vaticano sull’aborto, il matrimonio tra gay, e altre grandi questioni, creando spesso conflitti con la presidenza argentina di orientamento politico di sinistra”.
Diversi gli scontri con la presidente Cristina Fernández de Kirchner, anche sull’adozione di figli da parte di coppie gay. Nel 2010, il nuovo papa ha descritto il sostegno del governo alla proposta di legalizzare il matrimonio tra omosessuali e per l’adozione come “una guerra contro Dio” e una “manovra del diavolo”. Tanto che Kirchner rispose: “La posizione di Bergoglio è del Medioevo”.
Inoltre, Francesco I ha mostrato una minore energia durante gli anni ’70, ai tempi della dittatura militare dell’Argentina; è stato accusato di essere ben a conoscenza degli abusi perpetrati sul popolo e dei desaparecidos, delle 30.000 vittime che sono scompatse, torturate o uccise dal regime.
Nel 2001, Bergoglio ha sorpreso lo staff del Muñiz Hospital di Buenos Aires, quando ha chiesto una brocca d’acqua, che ha utilizzato per lavare i piedi di 12 pazienti che si trovavano nell’ospedale per complicazioni causate dal virus responsabile dell’Aids. Ai giornalisti riuniti, ha detto che “la società dimentica i malati e i poveri”. E, più recentemente, nel settembre del 2012, ha rimproverato i preti argentini che si erano rifiutati di battezzare i bambini di madri non sposate. “No all’ipocrisia”, disse.
Ma tra i media internazionali c’è anche chi afferma, in riferimento agli scandali che hanno macchiato il volto della Chiesa, che ora è il momento di un papa che sia un Gesù Cristo con un MBA, ovvero con un master. Queste sono almeno le parole proferito dal teologo della Georgetown University, reverendo Thomas Reese, in una intervista a Radio Vaticana.
Il compito di Francesco I dovrà essere quello di rimettere in regola le finanze vaticane, voltando finalmente pagina dopo i recenti scandali. Il suo predecessore, Benedetto XVI; è visto come un grande leader spirituale. Ma molti esperti lo hanno descritto incapace di gestire con efficienza gli affari di ogni giorno, elemento che ha portato disordini nella Curia. Dunque, quello di cui la Chiesa ora ha bisogno, non è solo di un fine intelletuali, ma di un pastore che ispiri fiducia e di qualcuno che abbia qualità di gestione degli affari.
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IL DISCORSO DEL NUOVO PAPA