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NY TIMES: ITALIA IN CRISI MA BERLUSCONI VA FORTE

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Berlusconi superstar: più popolare e più potente che mai, il presidente del consiglio italiano è alla ribalta del New York Times. «Nell’Italia in crisi, il premier va forte», titola il quotidiano statunitense, osservando: «La popolarità di un leader nazionale spesso sale e scende con l’economia. Non sembra essere questo il caso del Primo Ministro italiano Silvio Berlusconi». In un ampio servizio in risalto sulla home page del suo sito, il New York Times analizza l’eccezione italiana.

«Mentre i mercati crollavano e gli investitori erano nel panico» e nonostante le azioni di alcune delle sue aziende fossero scese del 40%, Berlusconi appariva più brioso che mai», nota con stupore Rachele Donadio, che ricorda come abbia fatto l’alba in una discoteca di Milano, subito dopo essere tornato da una riunione con i leader europei su come affrontare la crisi finanziaria.

Il suo potere e la sua influenza si sono rafforzati. Secondo il New York Times, la ragione è questa: l’uomo che è già al centro dell’economia e della politica italiana «ora controlla miliardi di dollari di denaro pubblico da elargire per salvare le aziende private, qualora ne avessero bisogno. E probabilmente ne avranno bisogno». Berlusconi, come Gordon Brown, è tra i leader le cui fortune sembrano avere avuto una spinta dalla crisi. Non come George Bush e Vladimir Putin, che il giornale mette tra i perdenti.

Berlusconi «governa praticamente incontrastato» grazie all’implosione della sinistra. I suoi oppositori, compreso Walter Veltroni, attribuiscono il suo successo alla sua influenza sulla tv pubblica e privata. Si è attirato critiche e accuse di conflitto d’interesse per avere incoraggiato gli italiani a comprare azioni Eni ed Enel. «La preoccupazione per il potere di Berlusconi e del suo governo», scrive il quotidiano Usa, ha spinto il ministro dell’Economia Giulio Tremonti a «cercare di rintuzzare i timori di maggiore intervento statale».

Anche se ha detto che l’Italia non è in recessione, Berlusconi ha convocato banche e Confindustria per evitare che la crisi finanziaria colpisca l’economia reale. E l’Fmi prevede per l’Italia due anni di recessione.
«E’ difficile valutare quanto l’impero di Berlusconi abbia perso». La Fininvest ha annunciato che il suo utile netto è sceso del 20%, le azioni di Mediaset sono scese del 40%, Mondadori circa della metà, quelle di Mediolanum del 40%. «Ma Berlusconi ha rinsaldato la sua posizione nell’economia italiana, la settima al mondo». Sua figlia Marina è nel consiglio di amministrazione di Mediobanca. E, più la crisi si aggrava, più Berlusconi si avvicina a Unicredit e Intesa SanPaolo. Il servizio cita Michele Polo della Bocconi: se la ricapitalizzazione privata fallisce e Unicredit si rivolge a Berlusconi per aiuti di Stato, «si ridurrà l’indipendenza di importanti banche che prima erano al di fuori della portata».

Tutto questo potere di Berlusconi è un bene per il Paese? si domanda il New York Times. Alberto Bombassei, vicepresidente di Confindustria, pensa di sì, perché «in momenti difficili crisi è bene che il Paese abbia un governo più deciso».

«Al di là dell’incertezza economica» Berlusconi – «che sembra godersi vivere sul precipizio» – «rimane vulnerabile»: è sotto processo a Milano e la Consulta sta rivedendo la legge sull’immunità.

L’articolo del New York Times è ripreso anche sul sito dell’International Herald Tribune. Mentre la stampa specializzata, come il giornale francese Les Echos, dà puntualmente le notizie sugli aiuti all’industria allo studio del governo di Roma, il caso Berlusconi fa discutere anche su El Pais, che ha pubblicato un’intervista ad Andrea Camilleri, «Gli italiani vorrebbero essere come Berlusconi, per questo lo votano». Per lo scrittore italiano, intervistato da Miguel Mora, Berlusconi «si limita a intercettare il malumore italiano, il malessere della gente, e a illuminarlo con la sua abilità di venditore d’auto di seconda mano».