Con una serie di attacchi informatici mirati, dai tempi della presidenza Obama gli Stati Uniti stanno tentando di sabotare il sistema missilistico di Pyongyang. I piani hanno ottenuto buoni risultati in un primo momento, ma ora rischiano di rivelarsi inefficaci e anzi ritorcersi contro la prima economia al mondo e in maniera generale contro tutto l’Occidente. È il motivo per cui Trump, che ha già minacciato Kim Jong-Un di passare all’azione con anche un intervento militare, deve decidere cosa fare.
Tutto ha avuto inizio tre anni fa, quando l’allora presidente Barack Obama, nel tentativo di manomettere i test missilistici nordcoreani ha ordinato alle autorità del Pentagono di lanciare una serie di attacchi cibernetici ed elettronici contro il programma della Corea del Nord. L’effetto del piano top secret si è visto fin da subito: missili disintegrati in aria o dirottati fuori dal raggio di azione previsto.
Gli attacchi e operazioni di sabotaggio mirati hanno aiutato la strategia di difesa anti missilistica americana e ritardato di alcuni anni il giorno in cui la Corea del Nord sarà in grado di minacciare le città americana con il suo arsenale nucleare. Tuttavia, gli esperti sono scettici sulle potenzialità a lungo termine di un simile piano strategico.
Il New York Times, che ha preso in esamina i tentativi della Difesa americana di manomettere il sistema missilistico nordcoreano, ha scoperto che negli ultimi otto mesi la Corea del Nord è comunque riuscita a lanciare tre missili balistici a medio raggio e il leader del paese sostiene che i preparativi per il test di missili intercontinentali siano giunti agli “ultimi stadi dei preparativi”.
Forse si tratta di un bluff di un leader di un regime sempre più isolato a cui non rimane altro che l’appoggio della Cina, ma anche se così fosse rimane il fatto che l’America, scrive il quotidiano “non ha la capacità di contrattaccare in maniera efficace i programmi nucleari e missilistici della Corea del Nord”. Oggi gli Usa ne hanno avuto una dimostrazione: la Corea del Nord ha sparato quattro missili balistici, tre dei quali sono finiti nel mar del Giappone, facendo infuriare i vicini paesi asiatici.
Secondo gli analisti citati nell’articolo, le minacce nucleari nordcoreane sono molto più grandi di quello che si pensava e rappresentano pertanto un pericolo tale che Obama prima di lasciare la Casa Bianca ha avvertito Trump del problema, facendogli notare che sarebbe stata probabilmente la prima questione da affrontare in ambito geopolitico.
Mercati nervosi per inchiesta Trump su intercettazioni Obama
Oltre alla minaccia nordcoreana, Trump in questi giorni deve vedersela con un’altra faccenda di politica interna stavolta. Stando a quanto riferito dai trader a Reuters a pesare sugli scambi odierni di Borsa (segui live blog) negli Stati Uniti non sono soltanto le crescenti tensioni geopolitiche in Asia, bensì anche la richiesta di Donald Trump mossa al Congresso di avviare un’inchiesta sulle intercettazioni dell’amministrazione Obama. Secondo il neo commander-in-chief il suo predecessore avrebbe messo sotto controllo le sue linee telefoniche.
La Casa Bianca ha chiesto al Congresso di valutare se l’amministrazione Obama abbia commesso abusi durante la campagna elettorale del 2016, nell’ambito delle indagini su influenze della Russia nelle elezioni presidenziali. La battaglia politica interna a Washington, secondo gli operatori, potrebbe distrarre Trump e togliergli tempo prezioso, rimandando o influenzando in qualche modo i suoi grandi piani di alleggerimento fiscale e investimenti pubblici su cui i mercati credono molto.
Le promesse del presidente Usa in merito a un taglio delle tasse, a una de-regulation e a un programma di investimenti nelle infrastrutture hanno spronato gli investitori ad acquistare titoli azionari e il dollaro. Ma ora la mancanza di dettagli nelle proposte di Trump e le paure di complicazioni hanno reso nervosi gli investitori in un contesto di prezzi sopravvalutati e record di Borsa. L’indice della volatilità, soprannominato indice della paura di Wall Street, è salito per la prima volta in quattro sedute.