NEW YORK (WSI) – Una miriade di crisi e conflitti nel mondo sta mettendo in crisi la strategia degli Stati Uniti in politica estera, innescando una serie di polemiche per le decisioni prese dalla Casa Bianca su Iraq, Siria, Libia e Ucraina.
C’è chi sta mettendo in discussione il polso duro e le capacità di leader di Barack Obama. Sorprende sopratutto che le critiche arrivino da entrambi i fronti politici, non solo quello Repubblicano ma anche Democratico.
Obama si è attirato una ridda di polemiche quando ha dichiarato che “non abbiamo ancora una strategia” contro il gruppo estremista jihadista dello Stato Islamico, che in Iraq sta compiendo atti effereati e conquistato città chiave.
Secondo opinionisti e politologi intervenuti sui media anglosassoni in questi giorni, l’opzione migliore per gli Usa in Iraq e Siria sarebbe quella di un intervento internazionale coordinato sulla falsa riga di quanto accaduto in Serbia durante la crisi di Bosnia di vent’anni fa. Sarebbe più efficace e comporterebbe meno rischi rispetto agli attacchi aerei mirati condotti sin qui.
Un gruppo di influenti parlamentari Democratici ha criticato Obama per la sua “eccessiva cautela” in Siria, sollecitandolo a fare di più per fermare l’avanzata russa in Ucraina. La situazione si è surriscaldata negli ultimi giorni. Che sia stato frainteso o meno, il presidente russo Vladimir Putin ha indubbiamente evocato la possibilità di creare uno stato federale russo nell’est del pase.
Rappresentanti al Congresso americano vicini a Obama si sono difesi, sottolineando che un qualsiasi intervento in Siria deve essere calibrato nei minimi dettagli per evitare di aiutare involontariamente il regime di Bashar al-Assad.
Allo stesso tempo persino questi ultimi si sono uniti ai Repubblicani nel lanciare un appello alle autorità centrali perché diano un aiuto maggiore al governo ucraino, compreso il rifornimento di armamenti alle autorità governative di Kiev.
L’esercito ucraino ha annunciato oggi di essere impegnato in combattimenti contro un “battaglione di carri armati russi” presso l’aeroporto di Lugansk, una delle roccaforti dei separatisti nell’est del paese. Questo mentre la Russia esige che domani, nella riunione del “gruppo di contatto” presso l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) che si terrà domani a Minsk, sia discusso un cessate-il-fuoco “immediato e senza condizioni”.
In risposta alle critiche sulla mancanza di una strategia precisa piovute in seguito ai commenti di Obama, la Casa Bianca ha fatto sapere che rispecchiano l’incertezza circa la possibilità di un intervento militare in Siria. Washington sta vagliando tutte le opzioni sul tavolo.
Il governo dice di avere un piano a grandi linee e che quello militare è solo uno degli elementi presenti.