“Dalla crisi finanziaria al post Covid, i tassi a zero hanno insegnato l’importanza di cercare rendimenti su scala globale. Avere una prospettiva globale significa individuare opportunità e valorizzare strategie d’investimento in diversi scenari di mercato. Oggi, con i rendimenti a scadenza tornati ai livelli pre 2008 (5-6% sull’Investment Grade americano e 8-9% sull’High Yield), avere un’ottica globale nell’obbligazionario permette di diversificare la costruzione dei portafogli a vantaggio dei clienti finali. Insieme alla flessibilità geografica, cruciale è affidarsi a team d’investimento in grado di osservare ed analizzare scenari internazionali. In Invesco, applichiamo questa filosofia sia nella costruzione di strategie volte a generare ritorni positivi rispetto ai parametri di allocazione, sia nelle soluzione passive che replicano le performance di indici già esistenti”.
Ha esordito così Frank Di Crocco, Head of Banks & Wealth Management di Invesco, per spiegare la peculiarità dell’asset manager americano con 1.458 miliardi di dollari in gestione al 28 febbraio 2023.
Obbligazionario per tutti i gusti
A proposito di clienti finali, gli analisti di Invesco dalla seconda metà del 2022 notano un rinnovato interesse per le soluzioni a reddito fisso, indipendentemente dall’attitudine al rischio dei singoli investitori. “Tra le strategie preferite dai nostri clienti troviamo il comparto Investment Grade Europeo e le soluzioni Total Return Globali”, specifica Di Crocco, che aggiunge:
“Per gli investitori, oggi, il quesito principale è legato alle aspettative di crescita di economie ed aziende. Quanto e come cresceranno nell’attuale contesto di mercato? Le soluzioni fixed income offrono un’interessante e valida soluzione d’investimento: la generazione di liquidità che si ottiene dalle cedole permette di diluire nel tempo le scelte d’investimento. Questa, infatti, può essere accantonata o reinvestita a seconda delle proprie preferenze finanziarie. In aggiunta, se le cedole sono concorrenziali al rendimento atteso aggiustato per la volatilità del comparto azionario, il mondo obbligazionario diventa ancor più attraente. Questo interesse cattura sia gli investitori più difensivi, sia quelli che attendono un’accelerazione della propensione al rischio globale”.
Questo rinnovato interesse per le obbligazioni può essere ricondotto all’inversione di passo nelle politiche monetarie delle principali banche centrali, costrette a mantenere la linea hawkish e a rialzare i tassi più di quanto atteso per stemperare l’iperinflazione. Quale scenario dunque si prospetta nei prossimi mesi per l’obbligazionario e per quanto tempo le politiche monetarie restrittive avranno effetto sull’asset class?
Obbligazioni: l’outlook e l’asset allocation 2023 di Invesco
A parere di Di Crocco, nel complesso è ancora possibile che l’inflazione scenda in modo significativo nel corso del 2023. Probabilmente, però, “non così velocemente come previsto all’inizio dell’anno. Il fallimento di alcune banche regionali in Usa ha messo a dura prova le aspettative degli investitori sui prossimi rialzi della Fed. La volatilità osservata durante la seconda settimana di marzo ha beneficiato le curve dei rendimenti, tanto in Usa quanto nel resto del mondo. In Europa, lo scenario risulta diverso. I mercati continuano ad attendersi un inasprimento della politica monetaria in Eurozona. Gli avvenimenti osservati sul settore bancario non sembrerebbero destare particolare preoccupazione sui prossimi rialzi dei tassi. A prescindere dalla dinamica futura delle banche centrali, però, crediamo che il comparto obbligazionario continuerà a beneficiare delle ritrovate caratteristiche fondamentali. Avere rendimenti a scadenza così alti, oggi, offre uno scudo per gli investitori in cerca di protezione. Avere una scelta di emissioni con rendimenti a scadenza interessanti, inoltre, permette ai gestori di spaziare nella selezione dei titoli e di creare valore dalla gestione della duration. In questo contesto, dunque, ci aspettiamo che le strategie obbligazionarie rimangano d’interesse agli occhi degli investitori. Ci aspettiamo che quest’ultimi si focalizzino però sempre meno sulle singole emissioni (più rischiose, se non mediate o decorrelate all’interno dei portafogli) e si dirigano sempre più sulle strategie gestite in modo diversificato e continuativo nel tempo.
Guardando alle economie, la crescita rimane debole e rimangono elevate le probabilità di una decelerazione del trend di crescita di lungo periodo. Gli effetti ritardati della politica monetaria si stanno ancora facendo strada. A prova di ciò troviamo tassi ipotecari più alti e standard sui prestiti bancari sempre più severi. Il rapido riprezzamento a favore delle attività rischiose osservato all’inizio dell’anno, insieme ai risultati deludenti delle indagini sull’inflazione, suggeriscono che il sentiment di mercato potrebbe essere andato “un po’ troppo lontano, troppo velocemente” ad inizio 2023. Lo scenario ottimista caratterizzato da inflazione in calo e mercati del lavoro resilienti, potrebbe di fatto essere allontanato. Questo ci porta a posizionarci sulla difensiva e a mantenere questo posizionamento nel prossimo futuro. Ci aspettiamo un contesto di crescita bassa ed in decelerazione nel breve termine. In questo contesto, e con un sentiment degli investitori dinamico e dipendente dai dati, l’investment grade continua ad offrire un’interessante soluzione difensiva. Ad inizio marzo, in chiave tattica, abbiamo ridotto la componente più rischiosa di portafoglio, andando a preferire la componente a reddito fisso rispetto alle azioni e sottopesando le componenti come i prestiti, l’alto rendimento, il debito dei mercati emergenti e i fattori ciclici. Sovrappesiamo la duration e, all’interno del credito, ci aspettiamo di preferire il mondo investment grade ed i titoli di Stato. In particolare, ad oggi continuiamo a privilegiare i Treasury nominali rispetto alle obbligazioni indicizzate all’inflazione”.