I rendimenti delle obbligazioni hanno reagito con un sostenuto rialzo dei rendimenti al cambio di orientamento delle banche centrali
Le principali banche centrali (capofila la Federal Reserve) hanno segnalato la volontà di ridurre le misure di allentamento monetario. I mercati obbligazionari hanno reagito con forza. I rendimenti sui titoli di Stato globali hanno registrato un’impennata.
“Siamo di fronte a una svolta nei mercati obbligazionari verso una fase in cui i tassi ridotti non saranno più la norma? È giunto il momento in cui possiamo affermare che la lunga marcia rialzista delle obbligazioni è finita?”.
Per gli investitori non è consigliabile rimanere sordi ai primi scricchiolii di una costruzione, quella delle politiche monetarie e quantitative delle banche centrali, che potrebbe essere smantellata. Ma come reagire?
Il cammino verso la normalizzazione
Per rispondere bisogna leggere nella mente dei banchieri centrali, attività alquanto difficile. Secondo Richard Turnill, global chief investment strategist di BlackRock, la normalizzazione delle politiche monetarie sarà graduale.
“Le aspettative di restrizione monetaria sono aumentate in giugno, dopo le parole della Bce interpretate dal mercato come poco accomodanti. Ciò si è riflesso in un aumento dello spread tra il rendimento dei bond a due e cinque anni, visibile in particolare sulle obbligazioni tedesche”.
La Banca centrale europea, tuttavia, procederà con i piedi di piombo nella rimozione dello stimolo monetario. Il tapering, la riduzione degli acquisti di asset sul mercato, “sarà guidato da prudenza e pazienza”.
L’annuncio del tapering è atteso dal consensus nella riunione di settembre ma, a giudizio di Charles McKenzie, a capo dell’investimento obbligazionario di Fidelity International “sarà un tapering modesto. Ci aspettiamo che la Bce sceglierà la strada della cautela, riducendo molto gradualmente gli acquisti, e combinando il tapering con una proroga del Qe fino al 2018 per attutire gli effetti complessivi sui mercati dei tassi. Nel caso dei bund, e più in generale delle obbligazioni europee, la maggiore chiarezza riguardo ai piani della Bce sul tapering dovrebbe eliminare una fonte chiave d’incertezza, frenando i rendimenti nel breve termine”.
Oltreoceano la Federal Reserve potrebbe annunciare formalmente l’avvio del processo di normalizzazione del bilancio dalla riunione di settembre. “L’impatto di questa notizia sui titoli di Stato Usa – prosegue McKenzie – dovrebbe essere limitato. È probabile che gli investitori approfitteranno di eventuali rialzi dei rendimenti per acquistare, soprattutto in considerazione del quadro inflazionistico ancora debole. Qualora ci fosse un’ondata di incertezza e di volatilità, con vendite su mercati del credito o azionario, oppure se i rendimenti registrassero un’impennata, a nostro avviso la Fed interverrebbe senza indugio per placare i mercati e allentare le condizioni finanziarie”.
Quale strategia?
Per il chief investment officer di Fidelity International affrontare il cambio di paradigma delle banche centrali riducendo la duration di portafoglio non è la soluzione ottimale. Ci si mette al riparo dalle oscillazioni più ampie nella parte lunga della curva dei rendimenti ma “si rinuncia al contributo rilevante in termini di rendimento, poiché i titoli di debito con scadenze più lunghe offrono in genere una contropartita più elevata. In secondo luogo la riduzione della duration provoca un corrispondente aumento della correlazione positiva tra le componenti azionarie e obbligazionarie del portafoglio. Dato che, in genere, le obbligazioni vengono scelte proprio perché consentono una buona diversificazione rispetto ai mercati azionari, ridurre eccessivamente la duration significa rinunciare al vantaggio offerto in questi termini”.
Meglio allora allargare l’orizzonte di investimento in termini geografici piuttosto che restringerlo temporalmente. Non limitarsi al mercato nazionale è la prima indicazione di McKenzie: “Nel mondo sono in atto cicli economici diversi. In questa fase, ad esempio, ravvisiamo buone opportunità di investimento nei mercati dei tassi di interesse statunitensi e australiani”.
Un’ulteriore strategia è spostarsi dai titoli di Stato verso il credito societario investment grade, mente per muoversi sugli high yield “la capacità di selezione dei titoli riveste un’importanza cruciale”.
Infine, utilizzare le obbligazioni indicizzate all’inflazione “spesso trascurate. Malgrado l’inflazione appaia ancora sotto stretto controllo, e così probabilmente continuerà ad essere ancora per un certo tempo, le obbligazioni indicizzate all’inflazione offrono un margine di protezione nel caso in cui l’andamento finisca per sorprendere al rialzo, magari a seguito di manovre protezionistiche che portano a un immediato incremento dei prezzi al consumo” conclude McKenzie.