Niente più obbligo per circa 50 mila tabaccai di accettare i pagamenti con Pos nella la vendita di generi di monopolio, come le sigarette, valori postali e bollati. La notizia emersa a margine della tappa a Catania del T2000, evento itinerante del Salone dei Prodotti e dei Servizi per la Tabaccheria, dedicato agli operatori del settore, è stata poi confermata dalla pubblicazione di una nota dell’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli. Positiva la reazione di Mario Antonelli, presidente nazionale della Federazione Italiana Tabaccai:
“Siamo molto soddisfatti, è un’istanza che portiamo avanti senza risparmio di energie da molto tempo. La bassa marginalità di questi prodotti e servizi, mal si concilia con i costi dei transazione della moneta elettronica”.
Gianfranco Labib Boughdady, presidente di Assotabaccai Confesercenti, ha aggiunto:
“Si tratta di una misura che abbiamo chiesto più volte nella scorsa legislatura. Ci abbiamo lavorato molto in collaborazione con il sottosegretario Federico Freni, che ringraziamo per l’impegno profuso sulla questione. Ora auspichiamo che il provvedimento abbia efficacia immediata e che non sia necessario alcun altro intervento di natura normativa”.
Le proteste dei tabaccai per l’obbligo di Pos
Ricordiamo che per la vendita di prodotti e di prestazioni di servizi, anche professionali, è diventato obbligatorio l’uso del Pos dal 30 giugno, pena una sanzione pecuniaria di 30 euro a cui va aggiunto il 4% del valore della transazione per cui è stato rifiutato il pagamento non in contanti. Ma i tabaccai avevano chiesto più volte di essere esonerati a causa dell’incongruità del provvedimenti nei confronti della loro attività.
In particolare, Assotabaccai, in una nota di giugno, aveva sollevato critiche nei confronti dell’obbligo di pagamento elettronico per le tabaccherie definendole “un controsenso” poiché le tabaccherie “sono concessionarie dello Stato” e di conseguenza la tracciabilità fiscale già esiste. Si chiedeva quindi al governo di stabilire un’eccezione alla norma “per quanto riguarda i generi di monopolio”, anche perché la misura avrebbe rischiato “di aumentare gli oneri, a volte più alti dello stesso margine di guadagno”.