La tecnologia cambierà nel giro di cinque anni circa il 50-60 per cento delle attività lavorative. Il dato è quello emerso nel corso del “Forum sul lavoro del futuro e le nuove competenze”, organizzato dal Sole 24 Ore in collaborazione con EY. La tecnologia e l’intelligenza artificiale la faranno da padrone ma, assicurano gli esperti intervenuti al Forum, non significa necessariamente che il lavoro umano sparirà.
Il mercato del lavoro sta attraversando una fase di profondo cambiamento legato alle nuove tecnologie e l’automazione ne rappresenta una delle conseguenze principali. In molti si sono interrogati sul rischio effettivo, in termini di sostituzione del lavoro umano con le macchine. In realtà non esiste alcuna prova che il lavoro umano sparirà se non nel 5-10% dei casi e per le attività più ripetitive, ma è senza dubbio evidente un cambiamento delle abilità richieste ai lavoratori.
Così ha sottolineato Donato Iacovone, AD di EY in Italia e Managing Partner dell’area Med. Certo la sfida è ardua visto che in un certo senso bisognerà competere con le macchina. Secondo Iacovone infatti nel mondo del lavoro del futuro serviranno competenze nuove che permetteranno ai lavoratori di reinventarsi di fronte alle innovazioni tecnologiche. Competenze che devono aggiornarsi almeno ogni sei mesi per rispondere alle continue e veloci innovazioni tecnologiche.
L’Italia ha ottimi fisici, ingegneri, matematici ma in quanti sono in grado di usare le nuove tecnologie? Oggi è forte l’esigenza di “riformare” le competenze, da aggiornare almeno ogni sei mesi (…) Il nostro Paese è imbrigliato in una trappola di bassa crescita e bassa competitività, dove le condizioni del mercato del lavoro, seppure in graduale miglioramento, dimostrano che una quota importante del capitale umano è inutilizzata.