“Un’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea (Brexit) sarebbe un grosso shock negativo per l’economia britannica, con ricadute economiche nel restanti Paesi Ocse, in particolare per quelli europei. In alcuni aspetti, la Brexit sarebbe analoga a una tassa sul Pil, imponendo un costo persistente e crescente sull’economia che non verrebbe sostenuto se il Regno Unito restasse nell’Ue”, esordisce con queste parole lo studio che l’Ocse ha pubblicato oggi sulle implicazioni economiche del referendum britannico sulla Brexit che si terrà a giugno.
Il titolo dell’analisi di 36 pagine è assai eloquente: “A taxing decision” (“Una decisione sulla tassazione”). L’Organizzazione parigina, nel calcolare la persistenza dei danni di un’eventuale Brexit, pertanto, parla di una sorta di tassa in arrivo, collegata alle conseguenze per gli scambi esteri che il Regno Unito subirebbe in caso di uscita dall’Unione Europea, così come le conseguenze in tema di immigrazione, per il mercato delle valute e per i flussi di investimenti diretti in entrata (Fdi).
Il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, nel presentare alla stampa l’ultimo lavoro dell’organizzazione ha parlato di “una responsabilità molto seria per gli elettori britannici. Un atto di responsabilità intergenerazionale”. E ancora: “La Brexit tax sarebbe un peso morto, un costo che non porterebbe alcun beneficio economico e che non sarebbe un prelievo una tantum: i britannici pagherebbero per molti anni”.
I moniti dell’Ocse arrivano pochi giorni dopo la pubblicazione di uno studio analogo da parte del Tesoro britannico, in cui le conclusioni, nella sostanza, sono simili.
Nel dettaglio, l’Ocse prevede un impatto negativo sul Pil nel breve termine (2018) pari all’1,3% nel Regno Unito e all’1,1% per l’Ue (Regno Unito escluso); tale freno sulla crescita affonderebbe, nel 2020, rispettivamente al 3,3% e allo 0,9%, per arrivare nel 2023 al 2,5% e 0,8%.
Per quanto riguarda gli effetti di lungo periodo, calcolati proiettando il Pil del 2030, essi sarebbero negativi sul prodotto britannico in misura pari al 2,72% nello scenario ottimistico (rispetto alla previsione base) e al 5,14% in quello pessimistico. Essi si tradurrebbero in termini di reddito pro capite perduto per le famiglie, rispettivamente, in 1500 e 3200 sterline in meno all’anno.