Nella prima metà del 2023, l’economia globale ha mostrato una maggiore resilienza rispetto alle previsioni, tuttavia, le prospettive di crescita rimangono fragili. Questo è il messaggio chiave dell‘ultimo rapporto Economic Outlook autunnale dell’Ocse. Secondo il rapporto, nel 2024 ci si attende una crescita del PIL mondiale pari al 2,7%, una revisione leggermente al ribasso rispetto alla stima precedente (-0,2 punti percentuali). Per quest’anno, invece, si prevede una crescita del 3%, una revisione al rialzo di +0,3 punti rispetto alle stime precedenti. Inoltre, il rapporto prevede un tasso di inflazione del 2,6% nei paesi del G20, mentre l’inflazione core è prevista al 2,8%.
L’Ocse vede al ribasso la crescita italiana
Italia ha subito una revisione al ribasso delle previsioni di crescita, con una previsione dell’0,8% per quest’anno, che rappresenta una riduzione di 0,4 punti rispetto alle stime precedenti, e un previsto 0,8% per il prossimo anno, che è inferiore di 0,2 punti rispetto al rapporto precedente.
La situazione economica in Italia non è delle più semplici e la stessa Commissione Ue qualche giorno fa aveva tagliato le stime di crescita dell’Italia. Per entrambe, quindi, il prossimo anno l’Italia sarà ultima tra le grandi economie europee per crescita economica. La capo economista dell’organizzazione, Clare Lombardelli, ad una domanda dell’Ansa proprio sull’Italia durante la conferenza stampa di presentazione dell’Economic Outlook, ha risposto:
La difficoltà per l’Italia è la crescita, o meglio l’assenza di crescita. La nostra raccomandazione alle autorità italiane è avviare delle riforme strutturali per far fronte alla crescita debole, il che significa, ad esempio, rafforzare la concorrenza e l’innovazione.
Nel dettaglio, ecco il grafico con le stime di crescita dei paesi:
Tagli anche in Europa
La performance italiana, per come emerge dalle tabelle Ocse, è comunque migliore rispetto alla media dell’Eurozona (+0,6%) per il 2023. La riduzione in questo caso è di 0,3 punti percentuali. Per il prossimo anno è stato effettuato un taglio del 0,4 punti percentuali, prevedendo un +1,1%. Inoltre, le previsioni di inflazione per l’Eurozona sono state abbassate al 5,5% per quest’anno, registrando una diminuzione di 0,3 punti rispetto alla stima precedente, e al 3% nel 2024, con una riduzione di 0,2 punti percentuali rispetto alle previsioni precedenti.
Uno dei punti salienti delle previsioni è il taglio di 0,2 punti percentuali alle stime di crescita della Germania rispetto alle previsioni estive, con una previsione di -0,2% per il 2023, seguita da una ripresa al +0,9%. Al contrario, la Francia vede un miglioramento nella sua situazione economica, con una previsione di +1% per quest’anno seguita da un +1,2% per il prossimo anno. Nel frattempo, la Spagna registra una crescita robusta, con una previsione di +2,3% per quest’anno e +1,9% per il prossimo anno. Il divario tra questi paesi emerge soprattutto per il prossimo anno, quando la media dell’area con la moneta unica si prevede in ripresa al +1,1%, mentre l’Italia non riuscirà a tenere il passo con questa crescita.
L’Ocse conferma quindi le preoccupazioni che stanno caratterizzando questa fase di difficili equilibri globali. Nell’incipit del rapporto si legge:
Dopo un inizio del 2023 più forte del previsto, favorito dal calo dei prezzi dell’energia e dalla riapertura della Cina, si prevede una moderazione della crescita globale. L’impatto di una politica monetaria più restrittiva sta diventando sempre più visibile, la fiducia delle imprese e dei consumatori è scesa e la ripresa in Cina si è affievolita.
Per l’Ocse, tre fattori principali stanno influenzando questa situazione:
- Impatto delle strette monetarie da parte delle Banche centrali: Le banche centrali, tra cui la Fed e la BCE, sono giunte vicino al picco delle politiche di aumento dei tassi di interesse per contenere l’inflazione. Queste misure stanno avendo un impatto significativo sull’economia globale.
- Calo della fiducia di imprese e consumatori: Il calo della fiducia tra imprese e consumatori sta contribuendo a rallentare l’attività economica. Questa incertezza può portare a decisioni di investimento più caute e a una minore spesa dei consumatori.
- Affievolimento della spinta cinese: L’andamento dell’economia cinese ha un impatto globale significativo. L’affievolimento della crescita economica in Cina sta influenzando la domanda di beni e servizi a livello mondiale.
Inflazione complessiva in calo, ma stabile quella di fondo
Inoltre, le previsioni di inflazione per l’Italia sono state abbassate al 6,1% per quest’anno, con una diminuzione di 0,3 punti rispetto alle previsioni di giugno, e al 2,6% per il prossimo anno, registrando un calo di 0,5 punti percentuali rispetto alle stime precedenti.
L’inflazione complessiva nell’Eurozona è continuata a scendere in molti paesi, arrivando a 2,96%, spinta dal calo dei prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia nella prima metà del 2023. Tuttavia, l’inflazione di fondo, ovvero quella al netto degli energetici e degli alimentari freschi, non ha subito un rallentamento significativo, attestandosi al 3,14% e rimanendo ben al di sopra degli obiettivi delle banche centrali. Un rischio chiave è che l’inflazione potrebbe continuare a rivelarsi più persistente del previsto, il che significherebbe che i tassi di interesse dovrebbero restringersi ulteriormente o rimanere più alti più a lungo. Per questo, l’Ocse giudica appropriate le strette monetarie da parte delle Banche centrali. Anche se gli effetti di tali politiche potrebbero non essere ancora completamente visibili, per l’organizzazione rappresentano un tentativo di prevenire che l’inflazione fuori controllo danneggi l’andamento economico.
Nel grafico, l’inflazione complessiva dell’Italia e dell’Eurozona: