MILANO (WSI) – Più poveri e senza lavoro: è triste la fotografia che l’Ocse fa per le giovani generazioni italiane nel suo rapporto Preventing Ageing Unequally. L’organizzazione con sede a Parigi precisa che negli ultimi 30 anni il gap tra le vecchie generazioni e i giovani in Italia si è allargato e il tasso di occupazione, tra il 2000 e il 2016 è cresciuto del 23% tra gli anziani di 55-64 anni, dell’1% tra gli adulti di età media (54-25 anni) ed è crollato dell’11% tra i giovani (18-24 anni).
Ma a destare preoccupazione è un altro dato. Dalla metà degli anni Ottanta ad oggi il reddito degli anziani tra i 60 e i 64 anni è cresciuto del 25% più che tra i 30-34enni con un tasso di povertà cresciuto soprattutto tra i giovani, mentre è calato rapidamente tra gli anziani.
E in Italia, spiega l’Ocse, “le ineguaglianze tra i nati dopo il 1980 sono già maggiori di quelle sperimentate dai loro parenti alla stessa età”.
“E, poiché le diseguaglianze tendono ad aumentare durante la vita lavorativa, una maggiore disparità tra i giovani di oggi comporterà probabilmente una maggiore diseguaglianza fra i futuri pensionati, tenendo conto del forte legame che esiste tra ciò che si è guadagnato nel corso della vita lavorativa e i diritti pensionistici”.
Di pari passo nel nostro paese l’ineguaglianza salariale nel corso della vita tende a trasformarsi in ineguaglianza previdenziale e questo è in larga parte dovuto alla “mancanza di una forte rete di sicurezza sociale”. Se nei paesi Ocse in media l’85% dell’ineguaglianza salariale si trasforma in ineguaglianza previdenziale, in Italia questo rapporto percentuale è vicino al 100%. A causare tale problema è la mancanza di una forte rete di sicurezza sociale.
In Italia inoltre diverse riforme pensionistiche in passato hanno rafforzato il legame tra ciò che si è guadagnato nel corso della vita lavorativa e i diritti pensionistici. Per questo le ineguaglianze salariali accumulate nel corso della vita lavorativa si sono trasformate in ineguaglianze per i pensionati”.
“Le disuguaglianze sono aumentate in diverse economie avanzate e restano ostinatamente elevate in molte che sono ancora in via di sviluppo”, è l’allarme che ha lanciato qualche mese fa l’FMI.
“Negli Stati Uniti e nel mondo le disuguaglianze di reddito sono cresciute così rapidamente che rischiano di rendere la crescita economica meno durevole (…) Se per lo sviluppo economico è necessaria una forte crescita economica, non sempre è sufficiente (…) Questo preoccupa i responsabili politici di tutto il mondo per una buona ragione. La ricerca condotta all’ FMI e altrove chiarisce che la persistente mancanza di inclusione, definita come vantaggi e opportunità ampiamente condivisi per la crescita economica, può compromettere la coesione sociale e la sostenibilità della crescita stessa”.