Non è solo questione di centimetri in più sul punto vita ma anche di Pil. Così l’Ocse in uno studio pubblicato in occasione della Giornata mondiale dell’Obesità, calcola che il sovrappeso in Italia pesa il 9% della spesa sanitaria, un taglio del PIL del 2,8% una ‘tassa’ di 289 euro l’anno.
Nella Penisola l’insieme degli adulti sovrappeso, ossia coloro che hanno un indice di massa corporea superiore a 25 kg per m2 contro gli obesi che superano i 30 kg/m2, nel 2016 era pari al 58,5%, con un’incidenza maggiore tra gli uomini (65,3%) rispetto alle donne (51,5%) contro la media Ue del 59% e la media Ocse del 58,3% (64% uomini e 52,4% donne). In base ai dati del 2016 gli obesi propriamente definiti erano il 19,9% della popolazione, sotto le medie Ocse e Ue 28 pari al 23%. Come i chili in più incidono sul prodotto interno lordo?
Le persone sovrappeso usano maggiormente i servizi sanitari, dice l’Ocse, il che significa che sono destinatarie del doppio delle ricette mediche rispetto alle persone con un peso nella norma. In media nei Paesi Ocse, il sovrappeso è causa del 70% dei costi per la cura del diabete, del 23% dei costi per la cura delle malattie cardiovascolari e del 9% dei tumori. In generale, curare le malattie causate dal sovrappeso costa 423 miliardi di dollari nei 52 Paesi presi in considerazione dallo studio. Guardando all’Italia, il nostro sistema sanitario spende più della media Ocse (8,4%) per le malattie associate al sovrappeso, con un costo pari al 9% della spesa sanitaria (ovvero 234 dollari a testa). Anche se la maglia nera se la aggiudicano gli Stati Uniti, dove l’obesità arriva a pesare per il 14% sulla spesa sanitaria totale, cioè 645 dollari a testa, seguiti da Germania e Olanda con l’11% della rispettiva spesa sanitaria totale.