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Olanda, il “falco” Rutte si dimette dopo scandalo sugli assegni familiari

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Il primo ministro olandese Mark Rutte, il liberale al comando del gruppo che riunisce i Paesi Ue più rigoristi, ha consegnato al re Guglielmo Alessandro le sue dimissioni assieme a quelle di tutti i ministri.

A giustificare la decisione condivisa del governo sono state le indagini di una commissione di inchiesta dalle quali sono emerse pratiche illecite legate ai sussidi per l’infanzia. Alcuni funzionari del fisco, infatti, avrebbero accusato ingiustamente circa 20mila famiglie di frode, facendone indebitare molte allo scopo permettere il rimborso delle indennità per l’infanzia che avevano ricevuto.

In conferenza stampa Rutte, che non ha mai risparmiato critiche all’Italia, ha sottolineato che “le cose non possono e non devono andare storte di nuovo” e ha promesso di “continuare a lavorare sodo” per riconoscere un risarcimento economico a tutti i genitori colpiti dall’ingiustizia riscontrata dalle indagini. Rutte ha ammesso che il rapporto elaborato dalla commissione d’inchiesta è “duro come un chiodo, ma corretto”, ha riferito il quotidiano olandese Volkskrant.
Rutte ha anche promesso che sarà sviluppato “un sistema completamente nuovo per gli assegni familiari”, in modo che “i segnali che i segnali di irregolarità emergano molto più velocemente”.

Il governo attuale dovrebbe rimanere in carica per gli affari correnti fino alle elezioni anticipate previste per il 17 marzo.

Rutte, il leader dei “falchi” europei

Rutte è stato primo ministro olandese per dieci anni, una longevità al potere che, fra gli attuali leader europei, è seconda solo a quella di Angela Merkel.
La scorsa estate il premier olandese era stato il capofila dei rigoristi nell’ambito dei negoziati sul Recovery fund, nell’ambito dei quali Rutte aveva cercato di ridimensionare la componente a fondo perduto. In un’intervista rilasciata al Corriere lo scorso luglio il premier del Paese nordeuropeo aveva risposto in questi termini a chi domandava il motivo delle reticenze olandesi verso i sussidi previsti dal Recovery fund:

“Ammiro ciò che fa Conte, cercando di varare un pacchetto di riforme mirate ad aumentare la produttività e la competitività dell’Italia, incluse misure impopolari. È un buon inizio e spero prosegua. Perché è cruciale che la prossima volta l’Italia sia in grado di rispondere a una crisi da sola”. Il significato implicito di queste affermazioni potrebbe essere il seguente: la solidarietà del Recovery fund dovrebbe essere un’eccezione, non la regola per il futuro.