Il volto nuovo dell’investimento: a che punto siamo?
Se un anno e mezzo fa avessimo saputo della Brexit, della vittoria di Trump e dei grattacapi geopolitici provocati dal rapporto tra USA e Corea del Nord, difficilmente avremmo previsto un mercato azionario ai livelli attuali. Eppure questi fattori non hanno destabilizzato la crescita nel 2017, anzi: abbiamo continuato ad assistere al solido avanzamento globale del 3-4% a cui il mondo ci ha abituato dal 2010. La sensazione è quella di essere sul punto di perdere il controllo, ma in realtà non si è ancora verificato niente di simile.
Negli ultimi dieci anni, ci sono stati periodi in cui USA, Europa, Cina e mercati emergenti si sono trovati in difficoltà ma, in generale, il contesto economico è stato favorevole. A mio parere, ciò è dovuto all’assenza di grandi turbolenze sul fronte della crescita nominale, in un panorama di inflazione bassa e di ragionevole controllo dei costi. Gli investitori possono essersi sentiti in affanno, ma in realtà le valutazioni sono cresciute per alcuni anni in maniera incrementale, di pari passo con gli utili societari. Poi è arrivato il 2017.
Per la prima volta da parecchi anni, i dati sulla crescita europea di inizio anno non hanno deluso. Al tempo stesso, gli investitori temono meno il renminbi e il grado di svalutazione atteso. Il renminbi ha addirittura guadagnato, mentre la crescita cinese si è mantenuta solida, ma anche più sostenibile; il tutto con un effetto a catena sui mercati emergenti, favoriti in parte da un dollaro leggermente più debole.
Riassumendo, nel 2017 il contesto è stato favorevole per i mercati azionari globali, mentre alcuni dei settori tradizionalmente penalizzanti come l’Europa e i mercati emergenti hanno fatto registrare performance particolarmente positive. A tutto ciò si aggiunge la minaccia non concretizzata di turbolenze geopolitiche. E a inizio anno avevamo detto che la sorpresa poteva essere quella di scongiurare il peggio… Giustamente, a preoccuparci erano in modo particolare le elezioni nei Paesi Bassi e in Francia, oltre che la situazione in Italia, con la possibile ascesa del Movimento 5 Stelle: un partito anti-UE e anti-establishment sarebbe stato altamente destabilizzante per l’Unione Europea e per l’euro.
Invece l’economia italiana si è stabilizzata e la situazione economica non è peggiorata, con il comparto bancario italiano ed europeo caratterizzato da solide performance nel corso dell’intero anno. La situazione era molto diversa quattro anni fa, con l’Eurozona in piena crisi e le banche italiane da salvare.
Adesso ci troviamo in un’altra fase del ciclo: gli investitori hanno capito che il peggio ha meno probabilità di accadere e le banche europee hanno addirittura sovraperformato l’Europa in generale.
Tecnologia in rapida evoluzione
La tecnologia è essenziale nel mondo in cui viviamo ed è estremamente importante sul fronte dei cambiamenti in atto nelle economie globali. Tuttavia, molte delle tecnologie di oggi hanno un effetto perturbante sui modelli di business esistenti. Uno degli esempi più lampanti è il comparto retail e la misura in cui i punti vendita tradizionali vengono messi in difficoltà dall’e-commerce. In futuro vedremo fino a che punto il comparto automobilistico soffrirà per il passaggio dai veicoli a combustibile fossile ai veicoli elettrici (“EVs”) e, infine, a quelli autonomi senza conducente. Forse è solo un sogno irrealizzabile ma, da investitori, dobbiamo avere un’opinione sull’eventualità che si avveri e, in tal caso, su chi saranno i vincitori e i perdenti.
Il nostro approccio è quello di chiederci: in futuro, cosa determinerà il valore aggiunto di un’automobile? Saranno le case automobilistiche o le società tecnologiche a fornire tutti i componenti? In questo particolare esempio, negli ultimi 8-10 anni abbiamo ripetuto che il valore aggiunto risiede meno nella casa automobilistica e più nel produttore di componenti per auto. Attualmente, con l’avvento del Sistema Avanzato di Guida Assistita (“ADAS”), la quantità di elettronica presente in un’automobile è aumentata in modo esponenziale e il valore aggiunto dipende sempre di più da ricerca e sviluppo (“R&D”). E il denaro è andato al produttore di componenti automobilistici e non alla casa automobilistica; in futuro dovremo quindi valutare se a produrre componenti per automobili saranno Michelin, Continental AG, Denso o Delphi, o se a farlo saranno invece Google o MobilEye.
Le tecnologie dirompenti alterano i modelli di business delle aziende tradizionali in cui investiamo attualmente, tuttavia, per guardare al lato positivo, se riusciamo a identificare le società tecnologiche che possiedono il valore aggiunto per la prossima generazione, è probabile che queste usciranno vincitrici. Uno dei temi principali visti di recente nel settore della tecnologia sono i giganti che si trasformano in imprese dominanti: gli Amazon o gli Alibaba di turno perché dominano l’e-commerce in Occidente e in Cina, oppure i Google e Baidu perché dominano i motori di ricerca. Queste aziende hanno notevole potere perché generano un’incredibile liquidità , che viene reinvestita nelle rispettive società o utilizzata per acquisire nuovi business. Che cosa potrebbe fermarle? Ci sono tre possibilità : la prima è che “implodano” per cattiva gestione, la seconda è che non reggano a normative troppo severe, e la terza è che nuove tecnologie ne usurpino la leadership.
L’ultimo punto è spesso respinto da chi sostiene che non esista l’eventualità di uno sfidante sfidato in quanto le grandi aziende tecnologiche detengono tutte le piccole start-up. Tuttavia, qualsiasi nuova tecnologia dirompente potrebbe rivelarsi completamente diversa da quelle concepite sinora. Andando indietro nel tempo, chi avrebbe mai immaginato di trovare Google nella posizione in cui è adesso? Allora non si può escludere che anche gli sfidanti subiscano sfide dirompenti.
Ad esempio, quando Alibaba è approdata sul mercato cinese, l’obiettivo dell’azienda rispondeva chiaramente al desiderio del governo di garantire che fossero i consumi a fare maggiormente da traino all’economia del paese. Grazie all’ecommerce, Alibaba riusciva a portare i consumi in zone e regioni della Cina poco servite da negozi e punti vendita, contribuendo così a promuovere la crescita degli acquisti. La probabilità che nuove leggi impedissero ad Alibaba di raggiungere I propri obiettivi di crescita era quindi minima. Ma in futuro, e non solo in Cina, è difficile prevedere se eventuali normative interverranno a limitare gli utili aziendali.