- I numeri della crescita statunitense sono gonfiati dalle misure finanziarie dell’amministrazione Trump
- Le tensioni politiche e sociali gravano sull’Eurozona e ne rallentano la produttività
- La Cina adotta politiche accomodanti per stimolare la crescita del credito
Il quadro macro
Il rallentamento della crescita mondiale continuerà nel 2019 ed i profitti delle società ne risentiranno. I motivi di attrito tra Cina e Stati Uniti vanno ben oltre il tema dell’equilibrio commerciale: negli ultimi trent’anni la crescita di potere cinese dal punto di vista economico, culturale e tecnologico ha rappresentato una minaccia per lo status di superpotenza degli Stati Uniti.
Le aspettative riguardanti il commercio mondiale ci fanno pensare che questo rallenterà ancora nei mesi a venire. L’economia statunitense resiste ancora ma il dollaro forte, le tensioni commerciali globali e la riduzione degli stimoli fiscali sono destinati a tradursi in una crescita rallentata nel 2019. Nel frattempo, i dati economici provenienti dall’Europa sono deludenti e gli indicatori di fiducia sono peggiorati significativamente.
L’economia statunitense è andata spedita negli ultimi due anni. Le stime però ci suggeriscono che gran parte di questa straordinaria crescita sia da attribuire alle iniziative finanziarie intraprese dall’amministrazione Trump; l’effetto positivo delle misure espansive però, prima o poi finisce: è difficile prevedere per quanto ancora l’attuale ritmo dell’attività possa essere sostenuto.
Nel frattempo, rallenta l’attività domestica dell’Federal Reserve. Durante il suo ultimo incontro, la Bce ha deciso in maniera ufficiale di porre fine all’acquisto di asset, ma è ancora presto per parlare di rialzo dei tassi. Così come stanno le cose, il primo aumento dei tassi non avverrà prima di settembre 2019. Le vicissitudini politiche interne all’Europa sono ancora fonte di gravi incertezze.
La Banca Popolare Cinese ha annunciato un taglio di 100 punti base al coefficiente di riserva richiesto. È probabile che siano in vista altre misure accomodanti. Svalutazione del renminbi, tassi d’interesse interbancari più bassi, sgravi fiscali e maggiori investimenti dovrebbero produrre ad un certo punto dei risultati stabili. Per adesso, i rischi restano al ribasso. Per quanto riguarda il resto dei Paesi emergenti, la situazione varia molto da regione a regione e da Paese a Paese.
Asset class su cui puntare
Obbligazioni governative: la nostra posizione nei confronti delle obbligazioni governative in euro è stata incrementata a seguito della riduzione del peso delle obbligazioni societarie. Le obbligazioni periferiche hanno performato abbastanza bene a dicembre, quindi durante tutto il periodo di turbolenza per i mercati abbiamo deciso di mantenere la nostra posizione, e continueremo a farlo.
Debito in valuta locale dei mercati emergenti: l’atteggiamento più accomodante della Fed influenza i tassi d’interesse statunitensi e lo stesso dollaro, ed entrambi i fattori si rivelano essere positivi per i mercati emergenti. Inoltre, i rendimenti reali sono ancora molto invitanti e anche le valute piuttosto vantaggiose. Crediamo inoltre che lo scenario politico sarà più stabile nei Paesi emergenti più grandi come il Brasile e il Messico.
Asset class su cui rimanere neutrali
Mercato azionario giapponese: le valutazioni sono interessanti e la politica monetaria rimane estremamente accomodante. La crescita dei margini di profitto osservata negli anni recenti crediamo persisterà. Comunque, i problemi strutturali rimangono invariati, come il trend demografico che grava sulla crescita potenziale, e l’alto debito pubblico.
Asset class da sottopesare
Obbligazioni societarie europee ad alto merito creditizio: gli spread delle obbligazioni ad alto merito creditizio rispetto alle obbligazioni tedesche sono arrivati a 80 a 90 punti base dall’inizio dell’anno. Le obbligazioni societarie hanno sofferto a causa del contesto generale di avversione al rischio, e a causa del rallentamento atteso della crescita economica che deteriorerebbe la qualità di questo segmento del mercato. Per queste ragioni, sottopesiamo questo tipo di obbligazioni.
Obbligazioni europee ad alto rendimento: gli spread sono saliti nel corso del mese, a causa del generale tono pessimista del mercato. Gli spread sono più bassi della media a lungo termine e crediamo che non riescano a bilanciare la liquidità e la crescente volatilità. Per questo motivo sottopesiamo ancora le obbligazioni europee ad alto rendimento.
Mercato azionario: dicembre è stato il mese peggiore per i mercati azionari da quasi un decennio. Crediamo che i rischi politici siano tanto importanti quanto quelli economici per uno scenario sui mercati. Per questa ragione, sottopesiamo le azioni. Nel breve periodo, il mercato potrebbe recuperare grazie alle politiche monetarie più accomodanti della Fed e agli stimoli dal punto di vista monetario e fiscale sul fronte cinese. Anche l’azionario statunitense continua ad essere sottopesato.