I mercati stanno iniziando a comprendere come le prospettive di un soft landing dell’economia stiano svanendo e i rischi di recessione invece stiano aumentando. In effetti, le probabilità implicite di recessione, che sono aumentate in occasione delle recessioni del 2000, del 2008-2009 e del 2020, si stanno nuovamente intensificando, senza però far presagire delle recessioni vere e proprie come quelle del 1988 e del 2016.
Tuttavia, gli operatori di mercato prevedono che la Federal Reserve interromperà il ciclo di rialzo dei tassi, poiché i mercati dei future prevedono un tasso sui fed fund del 3,3% entro la fine dell’anno (rispetto all’attuale 2,5%) per cercare di scongiurare questo rischio.
Guardando alle prospettive macroeconomiche, il Regno Unito e l’Eurozona si trovano davanti a un peggioramento dei trend e ad affrontare incertezze politiche. L’attività del Regno Unito si è indebolita a causa dell’inflazione elevata e delle difficoltà del comparto industriale. La Bank of England (BoE) è pronta a rialzare ulteriormente i tassi, mentre il prossimo primo Ministro dovrà scegliere se sostenere maggiormente l’economia o risanare le finanze pubbliche.
Anche l’Eurozona è esposta a diversi rischi: la guerra in Ucraina, le difficoltà del settore manifatturiero, la probabile carenza di energia, l’inflazione elevata e la fine del sostegno della Bce. È probabile che diversi Paesi subiranno una contrazione nei prossimi trimestri, tra cui la Germania. I rischi di frammentazione sono stati alimentati ulteriormente dalla crisi politica italiana. Inoltre, il Transmission Protection Instrument (Tpi) della Bce non è riuscito a convincere i mercati del fatto che si tratti di un nuovo “whatever it takes” in grado di evitare gravi rischi di frammentazione.
Negli Stati Uniti i rischi di recessione stanno aumentando, poiché la domanda interna sembra contrarsi in risposta all’inflazione elevata e all’aumento dei tassi di interesse. L’edilizia abitativa è entrata in una fase di correzione e le prospettive per i servizi si sono aggravate dopo il rimbalzo post-Covid.
In Cina si prevede un’attività più solida nel secondo semestre 2022, ma i casi di Covid e il settore immobiliare alimentano i rischi, mentre le autorità hanno allentato il credito e la regolamentazione in settori chiave.
Gli Stati Uniti e la Cina non applicano più politiche coordinate e adottano invece un atteggiamento meno cooperativo. Di conseguenza, la crescita globale non ha un motore importante che la traini.
Investire ai tempi della recessione
Restiamo cauti sugli asset rischiosi. Continuiamo a privilegiare la qualità, sia nell’obbligazionario, sia nell’azionario. Le società con bilanci solidi e un’elevata visibilità degli utili dovrebbero sovraperformare in futuro. Manteniamo inoltre l’asimmetria nei portafogli, attraverso prodotti strutturati, hedge fund e opzioni put.
Sul fronte obbligazionario, il deterioramento degli indicatori economici e l’aumento dei rischi politici in Europa hanno alimentato i timori di recessione, mentre i rendimenti dei titoli di Stato a 10 anni sono diminuiti negli Stati Uniti e in Germania. L’inflazione non ha ancora raggiunto il suo picco e le principali banche centrali sono pronte ad aumentare ulteriormente i tassi di riferimento nei prossimi mesi, alimentando la volatilità sui rendimenti obbligazionari a breve e a lungo termine. Continuiamo a preferire le obbligazioni societarie investment grade con duration breve e le strategie di hedge fund.
Per quanto riguarda l’azionario, gli utili del secondo trimestre non sono stati così negativi come molti investitori temevano, ma le guidance eterogenee hanno spinto gli analisti a rivedere al ribasso le stime, soprattutto per il 2023. Ci aspettiamo che questa tendenza continui nelle prossime settimane. Manteniamo quindi un approccio cauto sulle azioni e guardiamo alle aziende di alta qualità, che hanno elevata visibilità sui flussi di utili.
Gli hedge fund sono particolarmente interessanti per generare alfa nei mercati ad alta volatilità. Abbiamo orientato una parte dell’allocazione dalle azioni long-short e dall’arbitraggio sul credito verso strategie macro globali e CTA per aggiungere un’ulteriore protezione ai portafogli.