Archiviate le preoccupazioni per una crescita economica più lenta e per la possibilità che l’inflazione sia meno transitoria del previsto, i mercati azionari hanno ritrovato l’appetito per il rischio. A spingere i rialzi sono stati gli utili delle società, ancora una volta positivi.
Le utility hanno registrato la crescita più forte (sono state responsabili di oltre il 20% della performance), trainate in parte dal forte rialzo dei prezzi dell’energia, ma soprattutto dal ritiro di un progetto di legge spagnola su tasse complementari volte a contenere l’aumento dei prezzi dell’elettricità per il consumatore finale. Questo progetto di legge le aveva penalizzate un mese prima. Ora il quadro è cambiato e il dietrofront del governo spagnolo non è banale: mostra che la transizione energetica ha messo il settore in una posizione di forza. La conversione “green” dell’economia ha fatto diventare interessante il settore delle utility, che in questo momento hanno molta più forza contrattuale, come ha dimostrato il ritiro del progetto di legge di tassazione del governo di Madrid. Enel, che è ben esposta al mercato spagnolo, vale da sola un 20% del rialzo del mercato italiano.
Risultati positivi anche per tecnologici, auto, finanziari e beni di consumo, anch’essi spinti al rialzo generalmente dalla pubblicazione degli utili.
Azionario: verso un 2022 più complicato
Nelle prossime settimane i mercati azionari dovrebbero rimanere in territorio positivo perché non ci sono alternative all’azionario per chi cerca rendimento, tenuto conto dei livelli dei tassi d’interesse reali ancora molto negativi, e il recente rialzo dei tassi a lungo termine che si mantiene al di sotto dell’impennata dell’inflazione. Inoltre, la stagione delle trimestrali, nel complesso molto buona, ha consentito ancora una volta di rivedere al rialzo le aspettative sugli utili per l’anno e di comprimere i multipli di valutazione a livelli appena sopra la media di lungo periodo.
Tuttavia, cominciano a manifestarsi segnali di pressione sui margini e la crescita dovrebbe continuare a normalizzarsi, suggerendo un 2022 più complicato in vista di un graduale inasprimento da parte delle banche centrali. Restano quindi i timori a causa di politiche meno accomodanti e scenario d’inflazione incerto.
Lo scenario resta incerto: implicazioni per i portafogli
E se le banche centrali aspettassero troppo ad alzare i tassi, e l’inflazione si rivelasse meno transitoria del previsto? Vista quest’incertezza, preferiamo mantenere un approccio bilanciato tra società di maggiore qualità e più costose e altre più a buon mercato e tra titoli value e growth, anche se il portafoglio è prevalentemente growth. Se ci sarà una normalizzazione sui tassi, l’attuale forte interesse per i segmenti più rischiosi del mercato potrebbe calare.
Ci sembra quindi preferibile mantenere una buona diversificazione e limitare l’esposizione a un fattore in particolare, per essere invece in grado di affrontare scenari differenti. Continuiamo ad essere selettivi nella scelta dei titoli e privilegiamo sempre le aziende che offrono un reale potenziale di crescita del fatturato e/o dei margini, unica garanzia della capacità di generare risultati e pagare dividendi nel tempo.