L’Eurozona vivrà una profonda recessione quest’inverno, che continuerà nel 2023. Al momento, i dati retrospettivi, come la crescita del Pil reale e la produzione industriale, continuano a resistere nonostante il forte shock energetico subito dalla regione all’inizio dell’anno. Tuttavia, i Pmi manifatturieri dell’area indicano che le prospettive economiche si stanno rapidamente deteriorando.
La fiducia dei consumatori, che di solito si muove insieme al Pmi, è scesa a livelli senza precedenti. Ciò implica che l’indebolimento della domanda, dovuto alla riduzione dei redditi disponibili, non si riflette ancora nei dati. Il rapido calo dei redditi disponibili e il recente forte inasprimento degli standard di credito per famiglie e imprese indicano che la stretta monetaria della Bce si rifletterà nei dati solo all’inizio del prossimo anno.
Le mosse della Bce
A questo proposito, è probabile che la Bce continuerà ad aumentare i tassi di interesse durante la recessione, ma credo che lo farà in misura inferiore a quanto previsto dai mercati. Ritengo probabile che a dicembre i vertici della Bce si renderanno conto che le previsioni di crescita si stanno indebolendo.
Allora è probabile che la Bce annunci una stretta per attuarla all’inizio del 2023. Visti i dati solidi sul Pil reale, interromperanno gli aumenti solo quando sarà chiaro che la recessione nell’area dell’euro si sta aggravando. Naturalmente, questo ridurrà la pressione inflazionistica. Ciò significa che la Bce probabilmente interromperà gli aumenti a febbraio o marzo 2023, con un picco del tasso sui depositi del 2,25%-2,5%, significativamente inferiore ai prezzi di mercato e alle aspettative del consenso.
Cosa accadrà nel Regno Unito?
Per quanto riguarda il Regno Unito, la Banca d’Inghilterra continuerà ad aumentare i tassi, ma in misura inferiore a quanto previsto dai mercati, con un picco del 4% entro maggio. Questo porterà probabilmente ad un aumento della pendenza della curva dei rendimenti dei Gilt e a un sell-off della sterlina.
Tra i mercati sviluppati, il Regno Unito presenta probabilmente i maggiori rischi di effetti inflazionistici di secondo livello a causa delle forti pressioni salariali dovute alla carenza di manodopera. L’inattività della forza lavoro è dovuta sia ai pensionamenti anticipati che alle malattie dovute alla pandemia, e difficilmente si risolverà a breve. La Banca d’Inghilterra dovrà quindi continuare a operare per raffreddare la domanda di lavoro. Tuttavia, le famiglie britanniche stanno subendo forti shock sui redditi disponibili a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia e dei costi dei mutui. La Banca d’Inghilterra cercherà quindi di scegliere un percorso di rialzo che riporti l’inflazione all’obiettivo nel medio termine, ma che non aggravi più del necessario la recessione del prossimo anno.