Da tempo i mercati finanziari prevedono una recessione negli Stati Uniti. Un segnale chiaro è l’inversione della curva dei rendimenti degli Stati Uniti, che significa che i tassi di interesse a lungo termine sono inferiori a quelli a breve termine. Un segnale tipico che indica che la recessione prima o poi arriverà. I dati molto deboli del Manufacturing Index dell’Institute of Supply Management (ISM) statunitense, pubblicati un paio di settimane fa, suggeriscono che potrebbe arrivare molto presto.
Gli investitori dovrebbero quindi valutare le proprie allocazioni nelle diverse asset class. Partiamo dall’oro e, anche se il passato non è sempre una guida affidabile per il futuro, analizziamo il suo andamento e quello delle azioni aurifere durante i precedenti periodi di recessione negli Stati Uniti.
Oro e recessione
Guardando al passato, abbiamo visto che l’oro tende ad avere buone performance in termini assoluti e relativi durante le recessioni statunitensi; i titoli azionari auriferi hanno fatto ancora meglio. Osservando i rendimenti da sei mesi prima dell’inizio di una recessione a sei mesi dopo la sua fine, l’oro ha registrato un rendimento medio del 28% e ha sovraperformato l’S&P 500 del 37%. Le azioni aurifere hanno battuto questa tendenza e hanno generato rendimenti medi del 61%, sovraperformando l’S&P 500 del 69%.
Ogni ciclo è diverso e chiaramente il ciclo economico statunitense non è l’unico fattore che influenza il mercato dell’oro. In particolare, abbiamo osservato che quando le risposte politiche agli Stati Uniti sono state particolarmente accomodanti, la performance del prezzo dell’oro è stata più esplosiva. Riteniamo ci siano ottime chance che anche le risposte politiche alle future recessioni statunitensi saranno altamente accomodanti, con un ritorno al sostegno combinato, fiscale e monetario. Questo perché i policymaker potrebbero vedere nei livelli di debito aggregato estremamente elevati e negli ampi deficit un rischio molto alto che una recessione si trasformi in qualcosa di ancora più serio.
Altri 2 motivi per essere ottimisti
Oltre alle performance tipicamente interessanti durante le recessioni, vorremmo sottolineare altri due motivi per avere una visione positiva dell’oro e dei titoli auriferi. In primo luogo, ci sono previsioni di miglioramento, nel 2023, per il contesto operativo generale per tali titoli. Di certo, è improbabile che possa rivelarsi difficile come nel 2022. L’anno scorso, i margini di profitto dei produttori d’oro sono stati compressi dall’aumento dei costi (petrolio, acciaio, manodopera) e dal calo dei prezzi dell’oro. Questo ha portato le azioni dei produttori d’oro a sottoperformare il lingotto (almeno in termini di dollari). Quest’anno, con il rafforzamento dei prezzi dell’oro, i margini potrebbero tornare a crescere. Sul fronte dei costi, alcune aree stanno già registrando un vero e proprio calo. Nei settori più resistenti al cambiamento, come la manodopera, ci aspettiamo un rallentamento dell’aumento dei costi dopo i forti aumenti registrati in seguito alla pandemia, in particolare in Nord America e Australia. In secondo luogo, i titoli azionari dei produttori d’oro restano a buon mercato in un’ottica di lungo periodo e gli investitori sono ancora estremamente sotto-posizionati.