Nelle ultime settimane i timori relativi all’inflazione, alle possibili mosse delle banche centrali e alle tensioni geopolitiche hanno dominato l’andamento delle borse internazionali cone anche i conti trimestrali delle società quotate. Si tratta evidentemente di variabili importantissime per le borse e potrebbero determinare gli andamenti economici di quest’anno.
Le trimestrali delle società quotate sono altrettanto importanti perché rappresentano la migliore fotografia della situazione attuale e offrono l’occasione di discutere con il management delle attese per i mesi a venire. Alla fine della scorsa settimana circa il 60% delle società quotate statunitensi, la metà di quelle europee e quasi la totalità delle giapponesi avevano già pubblicato i risultati dell’ultimo trimestre dello scorso anno. Ben oltre la metà ha battuto le previsioni degli analisti e, fattore altrettanto importante, la grande maggioranza presentava ricavi in crescita, un segnale di salute dell’economia.
Questo andamento è superiore rispetto alla media degli ultimi anni e rappresenta il settimo trimestre consecutivo nel quale le società quotate hanno superato le aspettative, ancorché in modo meno plateale rispetto al resto dello scorso anno. Forse proprio perché le aspettative si sono progressivamente alzate, la minoranza di società che ha deluso il mercato ha sofferto pesanti correzioni dei propri titoli.
In Europa, nonostante i rincari delle materie prime pesino sui margini, quasi il 70% delle società che hanno pubblicato i risultati ha superato le aspettative con una crescita degli utili del 44%; un dato particolarmente importante è l’andamento del fatturato, cresciuto mediamente di ben il 22%. Negli Stati Uniti, circa tre quarti delle aziende hanno battuto le stime registrando una crescita media degli utili del 28% rispetto all’anno prima e un progresso dei ricavi del 17%. Anche in Giappone la situazione si è confermata positiva, ma con tassi di crescita meno rotondi.
Nel complesso il 2021 può essere considerato un anno da record grazie alla forte ripresa congiunturale e al conseguente rimbalzo dei fatturati, che ha assicurato un’elevata redditività operativa nonostante il rialzo dei costi delle materie prime e dell’energia.
Le principali sorprese positive sono venute del comparto industriale e dai beni di consumo. A convincere è stata in particolare la crescita del fatturato maggiore delle attese, insieme all’elevato volume di ordinativi nel settore manifatturiero. Qualche delusione è arrivata soprattutto dal settore sanitario e dalle società più colpite dal forte rialzo dei costi per materie prime, componenti e trasporti.
Proprio la gestione dei costi sarà una delle sfide principali nel 2022 ma, al di là di un rallentamento nel primo trimestre legato a Omicron e alla crisi ucraina, ci aspettiamo un buon andamento degli utili societari grazie al proseguimento della ripresa economica. Inoltre, giungono segnali di distensione dalle catene di approvvigionamento di materiali, cosa che dovrebbe favorire la produzione industriale.
Il risultato è che le stime di consensus per il 2022 (quindi la media delle previsioni degli analisti sugli utili per l’anno in corso) vengono riviste prevalentemente al rialzo. Si tratta di un solido punto di partenza – a maggior ragione dopo la fase recente di volatilità che ha ridotto le valutazioni – e rimaniamo quindi positivi sul mercato azionario.
Borse, cosa fare adesso sui mercati
In un contesto di elevata inflazione e tassi in aumento, le borse e i beni reali dovrebbero essere ben posizionati. In particolare, i portafogli orientati ai titoli più ciclici e con valutazioni più contenute potrebbero risultare favoriti.
A livello settoriale, le banche beneficiano di un incremento dei tassi d’interesse – in controtendenza quindi rispetto al mercato azionario e obbligazionario – grazie all’aumento del margine d’interesse. Anche il settore petrolifero può fornire una protezione nei confronti dell’inflazione e tipicamente presenta una scarsa sensibilità ai rialzi dei tassi d’interesse. La sovraperformance da inizio anno potrebbe continuare in considerazione dei rialzi del prezzo del petrolio.
Il settore sanitario è difensivo e beneficia di temi strutturali, come l’invecchiamento della popolazione e le nuove opportunità offerte dalla tecnologia. Per queste ragioni resta tra i nostri preferiti, nonostante una redditività non ancora ristabilita. Questi tre settori inoltre offrono dividendi superiori alla media.