di Daniele Bivona Portfolio Manager di AcomeA SGR

Borse, perché è importante guardare la curva dei rendimenti Usa a 10 anni

Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti hanno avuto un impatto immediato e significativo sui mercati globali, con il dollaro americano che si è rafforzato notevolmente, segnando il suo più grande aumento giornaliero in oltre due anniAnche i tassi dei titoli di Stato a lungo termine sono aumentati rapidamente, con i rendimenti dei Treasury a 30 anni saliti di circa 20 punti base, chiudendo vicini al 4,50%.

Uno dei principali temi sul mercato obbligazionario nel contesto post-elettorale è il cosiddetto “steepening” della curva dei tassi USA, caratterizzato da un incremento dei rendimenti a lungo termine maggiore di quelli a breve, che riflette una combinazione di molteplici fattori. Le attese di un maggiore deterioramento fiscale sotto la nuova amministrazione, che porterà prevedibilmente a un aumento del deficit, insieme alla pressione di offerta sulla parte lunga della curva da parte del settore privato, spingono il mercato a richiedere un term premium più alto (“bond vigilantes”). A questi si aggiunge l’azione della Fed, che continua a ridurre il proprio bilancio (QT, Quantitative Tightening), al contrario delle operazioni di acquisto di titoli (QE, Quantitative Easing) che in passato avevano mantenuto piatta la curva dei tassi, oltre alla riduzione dei tassi di politica monetaria – che favorisce ulteriormente l’irripidimento della curva dei rendimenti.

Sui nostri portafogli siamo arrivati alle elezioni con un livello di rischio estremamente basso, con una posizione rilevante di liquidità, pronti a sfruttare eventuali movimenti di volatilità legati ai diversi scenari elettorali. Attualmente, lo scenario del mercato ci porta a vedere valore nel mantenimento di un approccio che sfrutti lo steepening della curva USA; in particolare, vediamo più spazio nel bucket 5-30 anni. Restiamo pessimisti sulla parte lunga della curva, dove continuiamo a favorire esposizione tramite opzioni negoziate quando ancora il mercato non prezzava la vittoria di Trump. Questa strategia ci permette di beneficiare dell’aumento della volatilità e dell’aumento dei tassi, aiutando a proteggere il portafoglio. Inoltre, in questo contesto post-elettorale, la parte intermedia della curva, dai 5 ai 7 anni, secondo noi inizia ad offrire opportunità interessanti, che abbiamo iniziato a cogliere su determinati titoli di emittenti solidi (rating BB-BBB), che oggi offrono rendimenti tra l’8 e il 9%, risultando molto più appetibili rispetto a titoli europei di simile scadenza (2-3%), come nel caso di Ecopetrol in Colombia.

È importante ricordare che le potenziali tariffe sono solitamente negative per la crescita e quindi per l’inflazione; di conseguenza, la posizione di steepening può performare anche in questo contesto, con la Fed che probabilmente continuerà il ciclo di tagli, a meno che non inizino ad emergere dati molto forti su inflazione e mercato del lavoro. È inoltre improbabile che la Fed intervenga preventivamente per gestire il rischio inflazionistico derivante dalle tariffe.

Intravediamo anche un rischio di correzione significativa degli asset rischiosi nel caso in cui i tassi a lunga scadenza si avvicinassero rapidamente all’area del 6%. Riteniamo che questo rischio sia particolarmente elevato per il mercato azionario europeo, dove abbiamo implementato macro hedge su posizioni di volatilità ribassiste. Le Borse, come noto, sono più sensibili ai tassi a lunga scadenza rispetto a quelli a breve; dopo il forte rally degli ultimi mesi, le valutazioni si trovano nella fascia alta del range, in un contesto caratterizzato da potenziali rallentamenti economici e da un rischio geopolitico ancora significativo.