La ricerca del rendimento cedolare, sta diventando per alcune fasce di risparmiatori, una lotta all’ultimo Euro. Il pericolo, grazie anche ad alcuni articoli non propriamente chiari apparsi, è che molti risparmiatori “fai da te”, oltretutto con un profilo prudente-conservativo, si infilino in un tunnel senza uscita.
Per chi ha qualche decennio sulle spalle si ricorderà che noi italiani eravamo chiamati i BOT people; era semplice, sino a non tantissimi anni fa il risparmiatore con approccio prudente-conservativo che non voleva addentrarsi in campi a lui sconosciuti acquistava un BTP anche decennale ed aveva assicurata una entrata cedolare di tutto rispetto a fronte di un rischio (almeno per quello che era percepito e non sempre in modo corretto) nullo.
Lo stato italiano non fallirà mai quindi mi prendo le mie cedole ed al termine ho di nuovo il mio capitale. Anche se in certi periodi l’investimento non proteggeva dall’elevata inflazione, nella mente dei risparmiatori avere un rendimento del 18% (anche con l’inflazione al 20%) era psicologicamente appagante (parliamo degli anni ‘80-’90); siamo poi arrivati a qualche anno fa quando comunque i rendimenti cedolari erano intorno al 4-5%.
Ora siamo in un altro mondo e gli appartenenti ai BOT people sono in crisi; i rendimenti dei BTP decennali sono poco più dello zero (teniamo presente la tassazione al 12,5% e i bolli 0,2%) ed anche se l’inflazione è in sostanza inesistente e quindi viene mantenuto il potere di acquisto meglio che negli anni “d’oro” dei rendimenti, il risparmiatore è alla ricerca del BTP sempre più lungo per incassare cedole ritenute accettabili.
L’aspetto singolare è che questa ricerca viene fatta da risparmiatori con un profilo prudente e con bassa educazione finanziaria; e la scarsa educazione finanziaria li porta ad entrare in una trappola senza uscita positiva. Perché dico questo?
Valutiamo cosa accadrebbe al risparmiatore che alla ricerca del maggior rendimento voglia acquistare il BTP 2.8% 01mz67, che ad oggi 14/11/2016 offre un rendimento del 3,42 e quota circa 83,52. In questa analisi non consideriamo la volatilità dei fattori esogeni ai tassi, come lo spread da stabilità politica perché avremmo già di che preoccuparci visto che solo il 21 Ottobre il titolo quotava 97,46, il 16% in più.
E’ assodato che quando i tassi sono a zero prima o poi saliranno (alias la BCE alzerà i tassi) e quindi cosa succederà al prezzo dei BTP “lunghi” ? Per fare una simulazione che abbia senso ipotizziamo che i tassi possano salire nei prossimi 5-10 anni; è altrettanto vero che la duration di un titolo così lungo non varia in modo considerevole anche fra 5-10 anni (quindi in sostanza la sensibilità alla variazione dei tassi rimane comunque molto elevata mancando ancora 40 anni alla scadenza).
- Ipotizziamo di aver investito 100.000 euro. Quanto diventeranno con una variazione dei tassi:
Tra 5 anni con una variazione dell’1% il prezzo diventa circa 63 CTV 63.000 Euro
Tra 5 anni con una variazione del 2% il prezzo diventa circa 44 CTV 44.000 Euro
A questo punto c’è da chiedersi se sia sensato per un risparmiatore prudente investire in questo BTP.