Candriam: tra banche centrali e diverse tornate elettorali, cosa cambia per l’obbligazionario
Tassi USA: messaggi contrastanti della Fed
I nuovi “dot” della Fed si sono rivelati hawkish, prevedendo un solo taglio dei tassi quest’anno, dopo una sorpresa al ribasso sul fronte dell’IPC che aveva inviato un segnale dovish ai mercati. Al contempo, Jerome Powell ha precisato che la maggior parte dei membri non ha cambiato opinione sulla base delle statistiche più recenti e ha ribadito la “dipendenza dai dati” della Fed.
L’entità dei tagli è ora strettamente legata alla loro tempistica. Se il calo dell’IPC di maggio dovesse confermarsi fino ad agosto, protraendosi quindi per quattro mesi consecutivi, la Fed sarebbe nelle condizioni di tagliare a settembre, con un ulteriore possibile taglio a dicembre.
L’inflazione “super-core” è nuovamente diminuita a maggio, sebbene sia ancora di molto superiore rispetto alla fine dello scorso anno. Tuttavia, riteniamo che il mercato del lavoro sia l’indicatore chiave per il proseguimento del calo dell’inflazione, in stallo da diversi mesi. Finora la disinflazione è stata trainata dai beni di prima necessità, mentre l’inflazione nei servizi di base e nel settore immobiliare si è dimostrata più ostinata. Una flessione del tasso di dimissioni volontarie, che suggerisce un’ulteriore decelerazione della crescita salariale verso il 3,5% (livello in linea con l’obiettivo di inflazione del 2% fissato dalla Fed nel medio termine) nei prossimi mesi, dovrebbe condurre a una costante disinflazione nei servizi di base. Riteniamo che anche il mercato immobiliare si raffredderà. L’aumento dei prezzi per le nuove locazioni, un adeguato indicatore anticipatore degli affitti, è prossimo allo 0. Risulta comprensibile che la Fed non intenda dare il “via libera” ai mercati e ponga l’accento sulla cautela; tuttavia, continuiamo a intravedere una traiettoria economica che potrebbe giustificare un taglio a settembre.
Il primo taglio della BCE era scontato: quale sarà la prossima mossa?
La BCE ha effettuato il suo primo taglio dei tassi in cinque anni, una mossa preannunciata da diversi mesi. Qualsiasi altra azione sarebbe stata una grande sorpresa. Per quanto riguarda il tono, la presidente Lagarde ha sottolineato la “dipendenza dai dati” e non si è impegnata a seguire alcuna particolare traiettoria. Inoltre, le previsioni di inflazione e crescita per il 2024 e il 2025 sono state riviste al rialzo, sebbene le aspettative inflazionistiche siano ancora inferiori a quelle di dicembre 2023. Se i mercati sono divisi tra la prospettiva di uno o due ulteriori tagli quest’anno, noi continuiamo a ritenere più probabile quest’ultimo scenario. A nostro avviso, la tendenza disinflazionistica proseguirà. Pertanto, manteniamo il sovrappeso sui tassi in euro nel loro complesso e ricerchiamo livelli più bassi per trarre profitto dalla nostra posizione.
Dalle elezioni europee sono emerse poche sorprese e la composizione del Parlamento europeo non cambierà radicalmente. Tuttavia, la decisione del presidente Macron di indire elezioni lampo in Francia, in seguito al debole risultato del suo partito, ha scosso i mercati degli spread, provocando un ampliamento del differenziale OAT-Bund maggiore rispetto a quello osservato dopo il recente declassamento da parte di S&P. Siamo convinti del nostro sottopeso sulla Francia, data l’incertezza sull’esito elettorale e, successivamente, le possibili difficoltà nella formazione di un governo.
Al contrario, le concomitanti elezioni per il Parlamento belga hanno restituito un risultato che dovrebbe consentire la formazione piuttosto agevole di un governo, con la prudenza fiscale come priorità. Di conseguenza, abbiamo chiuso la nostra posizione di sottopeso sul Belgio.
Oltre al sovrappeso di lunga data sull’Austria, apprezziamo anche i titoli SSA, Unione europea compresa, dove osserviamo un potenziale di ulteriori performance sulla scia della possibile futura ammissibilità agli indici sovrani e di una maggiore liquidità. Vediamo un margine di performance rispetto alla Francia. Abbiamo preso profitti sulle posizioni negli emittenti baltici a seguito delle loro buone performance e data la minore liquidità per questi emittenti più piccoli
Credito in euro: spread ancora contratti e fondamentali sempre solidi
Alla luce di oscillazioni piuttosto contenute degli spread del credito IG, manteniamo la nostra posizione neutrale. Finora, la stagione degli utili delle società europee è stata buona, con i risultati positivi che hanno superato nettamente quelli negativi. Questa dinamica, unita a un contesto macro e monetario favorevole, ci porta a mantenere la nostra view neutrale nonostante premi al rischio piuttosto contenuti rispetto ai livelli storici.
Il credito HY ha mostrato fluttuazioni più importanti, imputabili, in una certa misura, alle voci di ristrutturazione per alcune società. Tuttavia, a questi livelli, e considerato il peso relativamente elevato degli emittenti francesi sul mercato, preferiamo assumere una posizione più prudente. Continuiamo a preferire il segmento HY in euro rispetto all’omologo in dollari, seppure in misura minore. L’universo in euro possiede ancora una qualità superiore, ma i rendimenti con copertura in euro delle obbligazioni in dollari non sono molto distanti da quelli delle obbligazioni in euro. In virtù di valutazioni interessanti e un contesto favorevole per le azioni, abbiamo anche assunto una posizione più costruttiva sulle obbligazioni convertibili.
Monitoriamo attentamente le società francesi nel contesto delle elezioni, in particolare le banche e quelle che hanno legami stretti con lo Stato, e sottolineiamo ancora una volta l’importanza della selezione bottom-up degli emittenti.