Casse di Previdenza: un patrimonio in crescita tra innovazione e sostenibilità
di Massimo Mazzini
Responsabile Marketing e Sviluppo Commerciale di Eurizon
Contesto di mercato delle Casse di Previdenza
Le Casse privatizzate dei Liberi Professionisti italiane, istituite in base ai decreti legislativi n. 509/1994 e 103/1996 sono venti e sono gli enti gestori della previdenza obbligatoria per i liberi professionisti (soggetti iscritti ad un ordine o che svolgono attività libero professionale). Le Casse privatizzate registrano a fine 2023 un attivo patrimoniale pari a 107,037 miliardi di euro, con un incremento di 6,3 miliardi di euro rispetto al 2022. La modalità di gestione preferita dalle Casse è l’investimento diretto, che vale 92,52 miliardi di euro, cioè l’86,44% dei 107,037 miliardi di euro di attivo. Gli investimenti indiretti, attuati tramite mandato di gestione, ammontano a 14,513 di euro. Poco più della metà degli investimenti diretti (49,126 miliardi di euro, il 53,1%) è impegnato in fondi OICR o FIA (di cui circa 8,1 miliardi in fondi e veicoli dedicati). Dal punto di vista degli investimenti solitamente basano le proprie scelte su analisi di ALM di lungo periodo in modo tale che possano risultare sostenibili rispetto agli impegni ed agli obiettivi di rendimento. (Fonte dei dati: Itinerari Previdenziali).
Molte Casse hanno storicamente optato per l’investimento direttamente tramite i fondi perché più semplici da selezionare rispetto ai mandati di gestione dal momento che non richiedono il bando europeo. Attualmente considerando la moltiplicazione degli strumenti che consentono un’adeguata diversificazione e la necessità di ottimizzare la componente amministrativa si nota un crescente interesse verso le piattaforme/veicoli dedicati che consentono di delegare la gestione delle singole asset class a più asset managers. In questi casi si riescono a ottimizzare anche i costi di gestione poiché le deleghe solitamente riguardano masse maggiori rispetto all’investimento in singoli fondi.
Evoluzione nel tempo nella diversificazione degli investimenti
Nel tempo si è visto un deciso aumento della diversificazione sia per quanto riguarda gli strumenti, sia in termini di strategie, sia in relazione ai mercati. In particolare le Casse si sono affidate sempre di più alle soluzioni del risparmio gestito ed hanno praticamente abbandonato i titoli strutturati, questo a beneficio della trasparenza e della diversificazione dell’emittente. Le funzioni finanza delle Casse sono cresciute sia numericamente sia nelle competenze e questo ha permesso loro di avere l’adeguata fiducia verso gli investimenti illiquidi. Inoltre, negli ultimi anni si può notare una maggiore sensibilità verso gli investimenti sui mercati italiani liquidi ed illiquidi. In passato per esempio hanno investito direttamente in immobili e questo permetteva un controllo diretto sugli investimenti, ma anche un grande onere in termini di personale impiegato e amministrativo nella gestione operativa dei medesimi. Questo approccio è cambiato progressivamente e oramai la maggior parte delle casse investe sull’asset class immobiliare attraverso fondi di real estate gestiti da operatori professionisti che possono usufruire di economie di scala e possono offrire portafogli ben diversificati a livello europeo ed internazionale.
Ma esistono ancora margini di miglioramento
Per migliorare ulteriormente la diversificazione senza rinunciare al rendimento, si potrebbero implementare ulteriormente, nell‘ambito degli investimenti illiquidi, le strategie di private equity e di private debt che ad oggi, per motivi storici, risultano significativamente meno rappresentate rispetto alle strategie real estate (61% del totale dei FIA). Inoltre, per mitigare la volatilità, si potrebbero impostare strategie di risk overlay del portafoglio strutturali che mirino a limitare le perdite nei momenti di stress di mercato.