I timori riguardanti l’Italia (e l’eurozona in generale) sono riemersi in seguito alle elezioni italiane e alla formazione del governo. In particolare, gli asset italiani hanno patito i timori degli investitori verso le politiche europee del nuovo governo e soprattutto l’apparente predilezione per politiche fiscali più accomodanti e predisposte ad aumenti del deficit, per mantenere promesse fatte in sede di campagna elettorale. Come spesso accade il mercato si è mosso in maniera repentina sulla scia di queste paure.
Per comprendere più a fondo le prospettive dell’Italia abbiamo incontrato recentemente gli amministratori delegati di diverse banche e i funzionari del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che ci hanno indotti ad un maggiore ottimismo sugli scenari futuri per gli asset italiani. Innanzitutto, è emerso chiaramente dai nostri colloqui con le banche che i timori dei mercati per un “Italexit” sono eccessivi. Le banche non hanno notato nessun cambiamento degno di Questo documento contiene informazioni riservate ai professionisti nota nel comportamento dei clienti in termini di afflussi o deflussi di depositi. In momenti di stress, le banche di dimensioni ridotte di solito notano deflussi mentre le banche più grandi registrano afflussi nel contesto di una ricerca della qualità e sicurezza da parte dei risparmiatori. L’assenza di variazioni di questo tipo negli afflussi/deflussi di depositi indicano che i clienti non sono di fatto preoccupati.
In secondo luogo, da quanto emerso dai nostri colloqui con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, è apparso evidente che vi è la solida volontà di presentare un bilancio che non danneggi ulteriormente la già difficile posizione fiscale dell’Italia. Nella stessa direzione vanno le recenti promesse fatte dal ministro dell’Economia Giovanni Tria, che ha ribadito la necessità e la volontà di essere disciplinati nella gestione della posizione fiscale italiana.
Guardando al futuro continueremo inoltre a monitorare i sondaggi con attenzione. Un arretramento dei consensi per uno dei partiti al governo, potrebbe favorire l’adozione di posizioni più dure nei confronti dell’eurozona ed un approccio meno responsabile nella gestione delle finanze pubbliche. Analogamente, sarà importante seguire l’evoluzione dello scenario politico in Italia, con eventuali elezioni anticipate che rappresentano un potenziale rischio per i mercati.
A nostro avviso la percezione degli investitori internazionali, soprattutto per quanto riguarda la legge di bilancio a settembre/ottobre, è eccessivamente negativa. Perfino una manovra positiva ed equilibrata potrebbe essere percepita come una sorpresa dal mercato. L’incremento dei rendimenti che abbiamo visto su tutti gli asset italiani negli ultimi mesi riflette sicuramente un incremento di rischi sia sul lato politico che fiscale. Ciò detto, le valutazioni attuali scontano in gran parte quest’incertezza e potrebbe bastare poco per sorprendere in positivo gli operatori.
Dopo aver mantenuto un approccio cauto verso il mercato obbligazionario italiano, siamo ora più positivi e vediamo delle opportunità di investimento interessanti, in particolare nell’ambito delle obbligazioni societarie di elevata qualità (investment grade). Manteniamo nondimeno un approccio estremamente selettivo, con focus sui fondamentali delle singole società, sulle valutazioni e sulla liquidità delle obbligazioni in cui investiamo. Gli asset obbligazionari italiani, sia governativi che corporate, offrono rendimenti attraenti. Tatticamente, possono contribuire performance e alla generazione di reddito nell’ambito di portafogli flessibili e ben diversificati. La diversificazione è infatti un elemento essenziale in ogni strategia di investimento, ma in particolare nel periodo estivo, notoriamente caratterizzato da una riduzione della liquidità sui mercati. Anche gli asset italiani potranno dunque contribuire positivamente alla diversificazione dei portafogli, supportandone i rendimenti e aumentando l’efficienza rischio-rendimento per gli investitori.