Oggi il monetary policy committee della Federal Reserve (Fed) annuncerà le sue decisioni di politica monetaria. Ci aspettiamo un aumento dei tassi dei Fed fund di 75 punti base (pb), fino al 3-3,25% (in linea col consenso e il mercato).
Un rialzo di 75 punti base dei tassi è stato prezzato dal mercato già dall’inizio del periodo di blackout; la sorpresa al rialzo nei dati sull’inflazione di agosto ha portato a prezzare una bassa probabilità di un rialzo di 100 punti base. Dopo i dati deboli sulle vendite al dettaglio e il calo delle aspettative secondo l’Università del Michigan sull’inflazione a lungo termine, la probabilità di un rialzo maggiore di 100 punti base si è ridotta al lumicino.
La Fed deve chiarire almeno le condizioni necessarie per ridurre il ritmo dei rialzi a 50 punti base. Il livello del tasso dei Fed fund dovrebbe aiutarla: un aumento rapido era appropriato con tassi sotto il livello neutrale (tra il 2% e il 2,5% circa), ma con tassi d’interesse restrittivi e una spesa per l’edilizia e i consumi in rallentamento sarebbero più adatti dei rialzi mirati. Una posizione attendista non è un’opzione, dato che il mercato del lavoro è in surriscaldamento e l’inflazione persistente.
Cosa aspettarsi dalla Fed dopo settembre
Il problema per i mercati è che i dati danno messaggi contrastanti. L’inflazione resta persistente e il mercato del lavoro è eccessivamente surriscaldato. Tuttavia, la crescita sta rallentando e il mercato immobiliare sta subendo una significativa correzione. Per quanto riguarda i fattori esterni, la crisi energetica in Europa esploderà quest’inverno e la Cina sta attraversando un doloroso aggiustamento. È imminente un sostegno fiscale in entrambe le regioni, ma è opinione comune che non sarà sufficiente.
Ci aspettiamo che il tasso dei Fed fund sarà probabilmente al 3,75-4% entro la fine dell’anno: a quel punto, la Fed si fermerà per vedere come si evolve l’economia e per capire come muoversi nel 2023. Poiché ritenevamo che l’economia sarebbe andata avanti e che le pressioni sui prezzi si sarebbero moderate al di là dell’energia e dei generi alimentari, mi aspettavo che la Fed avrebbe mantenuto i tassi intorno al 4,0% (cioè “più alti più a lungo”).
Mentre restiamo ancora fortemente convinti che la Fed porterà i tassi a circa il 4%, ciò che accadrà dopo è molto più incerto. Prevedere i dati mensili con un certo grado di certezza è stato ancora più difficile del solito durante questa ripresa. Per il 2023 ipotizzo tre scenari, in ordine di probabilità.
I 3 scenari sui tassi Usa
Nel primo scenario, quello centrale, il tasso finale resta vicino al 4% nel 2023, e l’economia statunitense si mantiene in equilibrio. La crescita rallenta significativamente al di sotto del potenziale (che è dell’1,5%-2%), le pressioni inflazionistiche si attenuano e il tasso di disoccupazione aumenta di non più dell’1% rispetto ai livelli attuali. Questo scenario sarebbe coerente con un tasso finale del 4% più o meno 25 punti base.
Il secondo è lo scenario di ulteriori rialzi, in cui il tasso finale sale al 5% nel 2023. L’elemento chiave di questo scenario è che l’inflazione rimane persistente e il mercato del lavoro troppo rigido. Quindi, anche con una crescita significativamente inferiore al potenziale, la Fed deve continuare a effettuare rialzi. Ciò può concretizzarsi soprattutto se una più elevata inflazione salariale si radica e le imprese possono continuare a trasferire gli aumenti dei costi dei fattori produttivi ai consumatori. Ciò implica un rialzo di almeno 100 punti base rispetto allo scenario centrale.
Infine, lo scenario di discesa, in cui la Fed taglia i tassi di interesse nel 2023. Gli Usa entrano in recessione all’inizio del prossimo anno, il tasso di disoccupazione aumenta di oltre 1 punto percentuale e l’inflazione rallenta drasticamente grazie alle catene di approvvigionamento e al calo della domanda. La Fed riceve il messaggio di aver esagerato. Corregge nella seconda metà dell’anno, ma non passando immediatamente allo zero lower bound. Ciò implica un ribasso di circa 100-200 punti base rispetto allo scenario centrale.
Lo scenario centrale – un aumento più a lungo e tassi di interesse vicini al 4% – resta a mio avviso quello più probabile. Anche se alcuni prezzi al consumo correggeranno nei prossimi mesi, la persistenza dell’inflazione e la condizione del mercato del lavoro richiedono tassi più alti. Sebbene gli Stati Uniti si trovino in una posizione relativamente migliore rispetto al resto del mondo, non possono isolarsi da ciò che sta accadendo in Europa e in Cina, il che pone un limite all’aumento dei tassi.
Lo scenario di ulteriori rialzi è in seconda posizione in termini di probabilità. I dati sull’inflazione di agosto mi hanno sconcertato perché hanno mostrato una persistenza dell’inflazione dei servizi che non si vedeva da tempo. Anche l’incertezza sull’inflazione è elevata e le imprese continuano a pagare un premio per attrarre o trattenere il personale. Ritengo inoltre che negli Stati Uniti vi sia un elevato grado di risparmio nelle famiglie a più alto reddito, che potrebbe consentire alle imprese di trasferire gli aumenti dei prezzi anche con un indebolimento dell’economia.