Cosa ci dicono le elezioni italiane sul populismo in Europa
Il risultato delle elezioni italiane del 4 marzo dimostra ancora una volta che il populismo in Europa è vivo e vegeto. In queste elezioni, il centro politico in Italia si è ulteriormente assottigliato dal momento che gli incrementi maggiori sono stati registrati dai partiti alle estremità dello spettro politico.
Ci attendiamo la costituzione di una grande coalizione, sebbene resti da vedere quali saranno i componenti esatti.
Sembra probabile che i partiti più a destra avranno in futuro un maggiore potere e un peso più elevato in Parlamento. Il dato importante è che tali partiti sono a favore di un aumento della spesa fiscale. Poiché il rapporto debito-prodotto interno lordo (PIL) italiano è ancora piuttosto elevato, in teoria ciò potrebbe essere negativo per l’economia e potremmo assistere a una sottoperformance delle obbligazioni italiane.
Il mercato sta cercando di scontare la possibilità che lo status quo in Italia subisca qualche modifica, visto che i partiti tradizionalmente ai margini hanno guadagnato terreno.
Tuttavia, ci vorranno probabilmente parecchie settimane per avere un quadro più chiaro del nuovo Parlamento, il che significa una maggiore incertezza per l’Italia nel breve termine. Questa potrebbe provocare picchi di volatilità delle obbligazioni italiane nelle prossime settimane.
Le dimissioni dell’ex Primo Ministro Matteo Renzi da segretario del Partito Democratico (PD) aprono la porta a una potenziale alleanza di governo tra il PD e il suo vecchio nemico, il Movimento Cinque Stelle, orientato a sinistra.
A mio giudizio, quello è l’esito che ha maggiori probabilità di essere accolto positivamente dai mercati obbligazionari europei.
Ma questa non è l’unica opzione. Una prospettiva leggermente meno allettante per i mercati obbligazionari europei sarebbe la partecipazione del PD a un’alleanza di centro-destra, comprendente Forza Italia e la Lega Nord.
Dal punto di vista dei mercati obbligazionari, l’esito più negativo sarebbe un’alleanza tra Cinque Stelle e Lega, partiti che hanno conquistato entrambi un consistente numero di seggi, ma che hanno poco in comune a eccezione della loro opposizione all’Unione Europea (UE).
Di recente, tutti e due i partiti hanno attenuato la retorica anti-UE ed è improbabile che vogliano uscirne, di conseguenza riteniamo che non si tratti di un problema sistemico per il resto dell’UE. Ciò è ulteriormente rafforzato dall’accordo per la coalizione in Germania raggiunto nel primo week-end di marzo e la Germania rimane pertanto un forte sostenitore del progetto UE in generale. Crediamo che gli eventi in Germania compensino in qualche misura il potenziale di un’accentuazione del sentiment anti-UE in Italia.
Siamo ancora ottimisti circa i fondamentali di lungo termine italiani. La traiettoria politica del paese è tuttavia motivo di preoccupazione, soprattutto per quanto riguarda la spinta a un aumento della spesa fiscale da parte dei partiti di destra, sempre più potenti. Per il momento manteniamo un atteggiamento di attesa riguardo all’Italia e intendiamo di vedere cosa succederà nel paese prima di rivalutare il nostro posizionamento.