Gli investitori sono notoriamente a disagio quando è necessario gestire il rischio che, l’approssimarsi di una scadenza politica, fa correre ai loro risparmi. La recente correzione dei mercati a seguito del referendum britannico sulla famosa “Brexit” ha appena illustrato in maniera eclatante il pericolo insito nelle scommesse binarie, soprattutto quando non è in gioco alcun valore aggiunto.
Poiché il rischio Brexit era stato quasi del tutto escluso dagli ultimi sondaggi, moltissimi investitori si sono lasciati convincere da questa presumibile certezza. Così facendo hanno violato in un colpo solo due regole fondamentali della gestione dei rischi:
- mantenere sempre la facoltà di pensare liberamente e avere il coraggio di contraddire le opinioni prevalenti, sopratutto se unanimi;
- guardarsi dai rischi nettamente asimmetrici.
Il rischio associato al referendum lo era in modo evidente: mentre il voto a favore del “Remain” avrebbe costituito quasi un non evento, la maggioranza a sorpresa a favore del “Leave” avrebbe inevitabilmente avuto un forte impatto negativo sui mercati, come è avvenuto. Questa vicenda ci permette anche di ricordare che la gestione dei rischi non si ferma qui.
Ora che i mercati sono rimasti scottati dalla breve esuberanza speculativa, dovremo includere questo nuovo elemento in un’analisi obiettiva dei rischi e chiederci se in questo caso i mercati non siano stati esageratamente accecati dalla paura.
Gestire i rischi, infatti, significa anche avere il coraggio di assumerli, anche al costo di essere sempre in anticipo e di sbagliare, a volte. La gestione dei rischi, prima di essere una competenza tecnica, è innanzitutto una valutazione soggettiva e una questione di carattere.
Per dirlo con una metafora, la competenza consiste nel sapere che il pomodoro è un frutto della famiglia delle Solanacee, la saggezza consiste nel non metterlo nella macedonia.