di Achille Colombo Clerici

Crisi dell’immobiliare e crisi delle banche: ripartire dal mattone

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Nel 2012 si creano le condizioni così negative per il sistema economico nazionale.

A generarle anche una crisi dell’immobiliare che non è la solita e che, alla fin fine, si sta dimostrando, nel nostro Paese, l’incubatrice di tutte le crisi.

Sino ad allora, c’era si’ una latente crisi finanziaria, con l’impennata dello spread, ma il sistema economico mostrava segni di un certo equilibrio.

I consumi interni tenevano, i commerci e la produzione conseguentemente garantivano i posti di lavoro, morosita’ e insolvenze ordinarie: con fatica, ma il sistema stava reggendo.

A cominciare dalla fine del 2011 il Governo, “accerchia” il settore immobiliare: innalzamento delle imposte comunali, aumento della tassazione dei redditi degli immobili, inasprimento fiscale sugli immobili storico-monumentali, Imu agricola e, dulcis in fundo, approvazione di una riforma catastale dagli intuibili effetti penalizzanti.

Immediato effetto: preoccupazione e sfiducia dei risparmiatori e caduta verticale delle compravendite immobiliari, con calo dei valori di mercato.

Conseguente percezione, da parte della popolazione, di un impoverimento progressivo e diminuzione dei consumi e delle spese. Le aziende chiudono, aumenta la disoccupazione. Un vera spirale negativa.

Quell’equilibrio del sistema economico, sino ad allora faticosamente mantenuto, salta. Entra in crisi anche tutto l’indotto dell’ immobiliare, dalle nuove costruzioni, alle infrastrutture, alle manutenzioni, alla riqualificazione immobiliare.

La crisi, da finanziaria che era, diventa economica.

Il sensibile calo dei valori immobiliari si ripercuote negativamente sul pesante patrimonio immobiliare in carico alle banche, sia direttamente, sia a titolo di garanzia dei crediti verso terzi. Si apre il problema degli npl.

Gli istituti bancari che non riescono a riscuotere i crediti, tagliano i prestiti a imprese e famiglie (mutui): un ciclo esiziale. E l’economia immobiliare stenta a riprendersi.

Il sistema creditizio vede come un incubo le disposizioni della BCE secondo le quali tutti i crediti in sofferenza non garantiti dovranno avere il 100% di copertura entro due anni.

Per le nostre banche una tagliola: o si recuperano i crediti, o si ricapitalizza o si svendono i npl, sulla base di un rating punitivo.

La Germania ha sistemato i suoi analoghi problemi ponendo a carico del bilancio pubblico 240 miliardi. Poi sono cambiate le regole; l’Italia non lo può più fare.