Debito pubblico e Pil, un rapporto direttamente proporzionale?
Se il debito pubblico aumenta, come sembra abbia certificato la Banca d’Italia con il rilevamento periodico dell’altro giorno e il la ricchezza del sistema Paese, per l’appunto il Prodotto Interno Lordo aumenta, vuol dire che i soldi sono spesi beni.
Cerco di spiegarmi meglio.
Al netto di taluni eccessi nella spesa pubblica che è bene ridimensionare – penso ai tanti privilegi ancora esistenti nella politica, nella pubblica amministrazione – se le maggiori spese non hanno interessato un aumento della “spesa corrente” per il funzionamento della macchina pubblica (Ministeri ed Enti locali), bensì investimenti strutturali come cura del territorio (Rammendo delle periferie o Piano casa) siamo nella direzione giusta.
In pratica, partendo dall’agire quotidiano di una famiglia tipo, dobbiamo distinguere se una “maggiore spesa” viene utilizzata per cambiare la macchina, farsi una vacanza oppure per acquistare una casa per civile abitazione.
Nel primo caso, si tratta di una spesa voluttuaria che non mi garantisce alcuna sicurezza nella prospettiva futura, nel secondo caso mi consentirà nel breve periodo, di non pagare più l’affitto.
Ancora di più.
Se decido di ridurre il “cuneo fiscale” sul costo del lavoro o di abbattere l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive (IRAP) o ridurre di quattro punti quella sulle società (Ires), registrerò una diminuzione delle entrate tributarie. Ma se al contempo, questi provvedimenti rimettono in moto le attività produttive – grazie ad una riduzione della tassazione – consentendo a tali imprese di non delocalizzare ma anzi, aumentando il gap di competizione sui mercati esteri (incrementando le esportazioni) e favorendo i consumi sul mercato interno vado a contribuire positivamente nella crescita del Pil, riducendo significativamente le diseguaglianze e la stessa forbice del benessere, a cominciare dall’aumento dei posti di lavoro.
Quando quel noto filosofo tedesco Karl Marx ripeteva “L’economia è il nostro destino” aveva perfettamente ragione.
Una spesa oculata negli investimenti strutturali del sistema Paese come la cura ed il recupero del territorio, l’adeguamento della rete stradale ed autostradale, porti ed aeroporti in grado di rilanciare il turismo potranno portare il Paese fuori dalla palude. Tutto questo, accompagnato da una riduzione della pressione fiscale, certamente produrrà nel breve periodo un “aumento della spesa pubblica ed una diminuzione delle entrate tributarie” – debito pubblico che sale – ma nel contempo, come stiamo vedendo nel nostro caso aumenta la crescita ed i posti di lavoro, laddove il sistema Italia potrà guardare al futuro con maggiore serenità.