Nelle ultime sedute l’indice Vix della volatilità ha registrato un valore superiore a 30 poiché il possesso di asset rischiosi è diminuito, gli asset rifugio come l‘oro sono aumentati, i rendimenti dei Treasury sono leggermente scesi e il franco svizzero si è apprezzato al suo livello più alto rispetto all’euro in oltre sei anni.
Il sentiment risk-off sui mercati ci sembra guidato da una combinazione di eventi:
- le pressioni inflazionistiche negli Stati Uniti stanno pesando sul reddito reale e, di conseguenza, sulla domanda. Esiste il rischio che gli aumenti dei tassi da parte della Fed possano smorzare la domanda e causare una recessione dell’economia statunitense aggravando lo shock della domanda.
- l’impatto globale di omicron. Le aziende citano il peggioramento dei problemi di manodopera e catena di approvvigionamento con picchi di casi Covid, lavoratori malati e carenza di camionisti. In alcuni ambienti, ciò potrebbe portare a crescenti vincoli di offerta e pressioni inflazionistiche. Un effetto positivo su questo potrebbe essere un potenziale calo della domanda attraverso la riduzione del patrimonio netto, i problemi della catena di approvvigionamento potrebbero essere in qualche modo compensati dal potenziale calo della domanda e contribuire ad alleviare l’inflazione prima del previsto.
- il marcato rallentamento in Cina potrebbe contribuire a frenare anche l’offerta globale ma, come appena accennato, potrebbe anche essere in qualche modo compensato da una potenziale calo della domanda per aiutare a raffreddare l’inflazione.
- le crescenti tensioni tra Russia e altre nazioni sull’Ucraina potrebbero prolungare la crisi energetica dell’Europa e aggiungere rischi economici alla regione. L’impatto sul mercato dell’energia sta spaventando i mercati.
Circa 1/3 delle società dell’indice S&P stanno comunicando le trimestrali questa settimana. A seconda dell’andamento degli utili, i titoli growth con fondamentali deboli potrebbero ulteriormente essere svenduti nel contesto attuale. D’altra parte, i profitti delle società cicliche ci daranno una lettura migliore dell’impatto di Omicron, delle pressioni salariali, dei problemi della catena di approvvigionamento, delle pressioni sulla domanda e della Cina.
Sul fronte europeo, finora quest’anno i titoli in euro sono stati più resilienti di quelli statunitensi grazie a valutazioni più interessanti, in particolare in Francia e Italia. Tuttavia, i PMI dell’Eurozona sono scesi a gennaio per il secondo mese consecutivo e ora sono quasi 8 punti in meno rispetto al picco di luglio dello scorso anno. Le economie europee beneficiano di tassi più bassi rispetto alle loro controparti statunitensi, il che si traduce in valutazioni inferiori, sebbene i costi energetici costantemente elevati e la nuova incertezza geopolitica nella regione potrebbero smorzare il sentimento nel breve termine.
Nell’attuale contesto macroeconomico, tipico della fine del ciclo economico, riteniamo che le società in crescita più vulnerabili siano quelle con bilanci più deboli che dipendono dai capricci dei mercati dei capitali. Gli attori sul mercato sono più selettivi e si concentrano su valutazioni, fondamentali e qualità. Si prevede che i margini rimarranno un’area focale chiave mentre attendiamo ulteriori aggiornamenti sui profitti questa settimana.