Le imminenti elezioni europee potrebbero accelerare un cambiamento nelle priorità politiche dell’Unione Europea (UE), con implicazioni potenzialmente significative per i titoli azionari della regione.
Il pendolo politico oscilla verso destra
Secondo i recenti sondaggi, l’estrema destra potrebbe rivelarsi il grande vincitore delle elezioni del Parlamento europeo del 6-9 giugno. Sebbene riteniamo che i centristi saranno ancora in grado di mantenere una maggioranza complessiva, è probabile che l’equilibrio di potere si sposti dal centro-sinistra al centro-destra, con il Partito Popolare Europeo (PPE) destinato a diventare il gruppo parlamentare più influente. Nella maggior parte dei casi, ci aspettiamo che il PPE continui a votare a favore del centro-sinistra, ma potrebbe anche costruire una maggioranza con l’estrema destra, fattore che darebbe al partito un’influenza significativa quando si tratta di questioni come l’immigrazione, il clima e l’ulteriore integrazione dell’UE.
Il modo in cui questo potenziale riassetto modificherà la politica dell’UE dipenderà da una serie di fattori, tra cui la composizione della Commissione Europea, i cambiamenti nel panorama politico a livello di Stati membri e gli sviluppi internazionali, come la guerra in Ucraina e le elezioni statunitensi. Tuttavia, in base alle recenti conversazioni con i policymaker, è probabile che la futura politica dell’Unione Europea sia:
- meno green – Alcuni segmenti dell’elettorato ritengono che le misure sul clima si siano spinte troppo in là, soprattutto perché la crisi dei prezzi dell’energia si è un po’ attenuata. Riteniamo che l’UE manterrà l’attenzione sull’indipendenza energetica, ma rallenterà i progressi delle politiche verso il net zero. Inoltre, alcune iniziative a lungo termine – ad esempio la produzione di idrogeno verde – potrebbero perdere slancio.
- meno concentrata sull’integrazione dell’UE – L’aumento del sostegno ai partiti estremisti suggerisce una crescente perdita di fiducia nelle istituzioni governative tra quote consistenti della popolazione europea. Questi elettori ritengono inoltre che l’integrazione dell’UE stia andando troppo veloce e si preoccupano per la sovranità nazionale, il che significa che i progressi in alcuni settori, come ad esempio l’unione dei mercati dei capitali, potrebbero rallentare ulteriormente, mentre le nuove proposte, come il fondo di difesa comune, potrebbero faticare a prendere slancio.
- più dura sull’immigrazione – La riforma delle norme in materia di asilo e migrazione, recentemente approvata, ha reso più difficile l’ingresso dei richiedenti asilo nell’UE, ma i significativi successi dell’estrema destra potrebbero portare a un ulteriore inasprimento. Una mossa di questo tipo potrebbe limitare ulteriormente un mercato del lavoro già rigido.
- più favorevole alle imprese – Una critica comune è che l’attuale Parlamento Europeo si concentra troppo sulla regolamentazione, a scapito delle imprese. Potremmo assistere a sforzi per ridurre alcune misure, soprattutto in settori chiave per la sicurezza nazionale e la resilienza della catena di approvvigionamento, in particolare quello dei semiconduttori e dei minerali critici. Potremmo anche assistere a un alleggerimento più permanente delle norme sugli aiuti di Stato.
- potenzialmente più favorevole alla Cina – Il prossimo Parlamento Europeo potrebbe anche diventare progressivamente più favorevole alla Cina qualora i partiti di estrema destra ottengano buoni risultati. Dopo l’invasione dell’Ucraina, parti dell’estrema destra europea hanno spostato il loro sostegno dalla Russia alla Cina. Un parlamento sempre più favorevole a Pechino potrebbe complicare le relazioni tra l’UE e gli Stati Uniti, che continuano a spingere per il decoupling.
Sebbene una riduzione degli oneri amministrativi possa essere un chiaro vantaggio per le imprese dell’UE, riteniamo che il cambiamento di direzione complessivo sia marginalmente negativo. Le riforme che favoriscono un’ulteriore integrazione, come l’unione bancaria e l’unione dei mercati dei capitali, rafforzerebbero la resilienza dell’economia dell’UE e faciliterebbero la crescita, mentre consentire e incoraggiare l’immigrazione di manodopera qualificata potrebbe essere importante per contribuire a limitare l’inflazione e migliorare la crescita tendenziale.
Forte slancio a favore della difesa
I politici europei stanno chiaramente spostando la loro attenzione dalla transizione energetica alla difesa, considerati:
- l’attenuazione della crisi energetica – Sebbene l’Europa stia ancora spingendo per l’indipendenza energetica, la fase acuta della crisi della disponibilità e dell’accessibilità energetica è terminata. Questa riduzione della pressione rende meno urgente la transizione verso le energie rinnovabili nel breve termine.
- il conflitto in corso in Ucraina – Un’estensione della guerra in Ucraina rimane una possibilità concreta. Dopo anni di sottoutilizzo delle risorse, l’Europa è decisamente impreparata a difendersi o a sostenere in modo significativo l’Ucraina senza l’assistenza degli Stati Uniti.
- un potenziale Trump 2.0 – Una seconda presidenza Trump aumenterebbe significativamente la pressione sui Paesi europei affinché incrementino le spese militari.
Le aree in cui gli Stati membri dell’UE vogliono lavorare più strettamente includono un migliore coordinamento e una migliore cooperazione su progetti di sviluppo su larga scala, come carri armati e caccia di nuova generazione, un maggiore allineamento degli sforzi di approvvigionamento e il rafforzamento dell’industria della difesa europea per ridurre la dipendenza dalle importazioni. Dato che la spesa per la difesa rimane una questione nazionale, resta da vedere se idee come quella di un commissario europeo per la difesa o il fondo comune per la difesa promosso dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen diventeranno realtà. Tuttavia, nelle conversazioni con i responsabili politici, abbiamo notato una chiara volontà di incrementare la spesa. Mentre l’obiettivo di spesa del 2% della NATO è stato a lungo considerato un tetto massimo, molti Paesi dell’UE lo ritengono ora un limite minimo, con la Germania e i Paesi dell’Europa orientale in particolare che stanno aumentando i loro bilanci per la difesa.
Consideriamo questa crescente spinta della spesa europea per la difesa come un chiaro vantaggio per le aziende europee del settore, che beneficeranno sia di un forte vento di coda che di una migliore visibilità sulla domanda a medio termine. Inoltre, a differenza dei fornitori coinvolti nella transizione energetica, gli appaltatori della difesa sono protetti da barriere all’ingresso molto più elevate. Sebbene le valutazioni siano aumentate in modo significativo, riteniamo che alcuni titoli selezionati rimangano interessanti in un’ottica di lungo periodo.
Un clima fiscale favorevole
Le nuove regole fiscali dell’UE concedono agli Stati membri più tempo per raggiungere gli obiettivi fiscali e impediscono tagli drastici alla spesa pubblica, soprattutto se legati a riforme strutturali o investimenti. Le regole riscritte mirano ad aiutare i Paesi europei più poveri, che tendono a beneficiare meno delle economie più grandi del recente allentamento delle norme sugli aiuti di Stato. A nostro avviso, le nuove regole dovrebbero anche contribuire a evitare il ripetersi dell’austerità che ha seguito la crisi finanziaria globale. Nel corso delle nostre conversazioni, i responsabili politici dell’UE hanno riconosciuto i ritardi del programma fiscale dell’UE post-COVID, NextGenerationEU (NextGenEU). Poiché gran parte degli esborsi e dell’attuazione devono ancora avvenire, molti politici si aspettano che il programma venga esteso oltre il 2026. Tuttavia, non si prevede un’altra grande emissione di debito comune per finanziare la spesa fiscale nel breve termine.
Confermiamo la nostra view secondo cui lo scenario fiscale europeo sorprenderà al rialzo, soprattutto nell’area periferica, poiché questi Stati membri sono i maggiori beneficiari del piano NextGenEU e ci aspettiamo che il programma abbia il suo maggiore impatto nei prossimi tre anni. Inoltre, traiamo conforto dall’allentamento delle regole fiscali, in quanto è improbabile che si verifichino tagli inutili alla spesa pubblica. Sia l’imminente spesa legata al programma NextGenEU che le regole fiscali meno severe dovrebbero favorire i titoli esposti alla domanda interna europea.
Tutti gli occhi puntati sulle elezioni americane
Dal punto di vista dell’UE, una presidenza Biden è molto più probabile di una vittoria di Trump, che potrebbe portare a una serie di risultati negativi, tra cui dazi sui prodotti europei, un ulteriore decoupling tra gli Stati Uniti e l’Europa su come affrontare le relazioni con la Cina, un minore coordinamento sul cambiamento climatico e una minore cooperazione/coordinamento sulla difesa. Una seconda presidenza Trump potrebbe anche dare maggiore spazio ai “dissidenti dell’UE”, come il primo ministro ungherese Viktor Orbán e il presidente polacco Andrzej Duda.
Il percorso che l’UE intraprenderà nel caso di una presidenza Trump non è chiaro ma, dal nostro punto di vista, probabilmente comporterà la riduzione della vulnerabilità dell’UE in settori quali la difesa e la transizione energetica, cercando al contempo di mitigare i rischi associati all’imprevedibilità intrinseca di un’amministrazione isolazionista e transazionale. Questo scenario dovrebbe favorire i titoli del settore della difesa, ma potrebbe rappresentare un rischio per molte società europee internazionali che beneficiano di catene di fornitura globali e tariffe limitate.
Nel complesso, un contesto in miglioramento
Nel complesso, nonostante l’evoluzione del panorama politico, che consideriamo marginalmente più negativa, continuiamo ad essere positivi sulle azioni europee, visto il miglioramento del contesto di crescita e il forte sostegno fiscale, con una preferenza per le banche europee e per i beneficiari dei consumi interni, come il settore dei viaggi e del tempo libero. Privilegiamo la difesa da un punto di vista ciclico e il comparto healthcare, quello delle telecomunicazioni e delle utility da un punto di vista più difensivo. Più in generale, la recente forte performance dei mercati azionari europei, escluso il Regno Unito, suggerisce che gli investitori globali hanno iniziato a rivalutare le azioni europee sulla scia della fiorente ripresa della crescita europea e del rischio di concentrazione del mercato statunitense. Riteniamo che questa tendenza sia ancora in atto, anche se la differenziazione attiva sta diventando sempre più importante visto il rapido aumento delle valutazioni in alcuni segmenti del mercato.