Come previsto, il partito di estrema destra francese Rassemblement National (RN) è primo posto al primo turno delle elezioni parlamentari. I risultati sono ancora preliminari, ma nelle prossime ore potranno cambiare solo marginalmente e, in questa fase, è importante non proiettarli sul secondo turno, che si terrà il 7 luglio. Questa volta l’incertezza è aggravata da molti fattori.
Innanzitutto, fare previsioni, stavolta, non è poi così semplice e a complicare le cose è l’elevata affluenza ai seggi. Una partecipazione del 66% rappresenta un picco dal 1988, addirittura di 21 punti superiore rispetto al 2022.
Inoltre, rimane da sdoganare chi arriverà effettivamente al secondo turno. Stando ai risultati preliminari, da 285 a 315 circoscrizioni su 577 hanno 3 candidati che si qualificano per il secondo turno, un livello storicamente alto (è successo solo in 8 circoscrizioni nel 2022). I candidati hanno tempo fino a domani (2 luglio) per decidere se partecipare o meno al secondo turno, lasciando ancora molto all’ignoto.
Una maggiore frammentazione del voto favorirebbe chiaramente RN. Se il candidato più debole dovesse ritirarsi, invece, i rispettivi elettori potrebbero ricevere chiare istruzioni per votare contro RN, e abbiamo già iniziato a sentire appelli in tal senso, sia dalla coalizione di sinistra che dal centrodestra.
Nell’incertezza, due scenari rimangono comunque i più papabili: innanzitutto, il cosiddetto “Parlamento sospeso” (60% di probabilità), con RN a rappresentare il primo potere politico, ma con poteri limitati dalla mancanza di una chiara maggioranza. In secondo luogo, una situazione di coabitazione, dove RN avrebbe la maggioranza assoluta (40% di probabilità). La probabilità di questo esito dovrebbe essere inferiore rispetto allo scenario pre-elettorale, soprattutto se numerosi candidati dovessero ritirarsi per impedire la vittoria di RN.
A prescindere dai risultati finali, la politica francese si avvia verso un lungo periodo di incertezza. È chiaro che la decisione di Macron di indire le elezioni gli si è ritorta contro, e con ogni probabilità ha ormai perso il controllo dell’Eliseo, un controllo che si era già indebolito dal 2022.
Con la prospettiva di un Parlamento sospeso o di una coabitazione, il panorama politico non può migliorare. Senza contare che il Presidente non potrà candidarsi per un terzo mandato nel 2027: in sostanza, la posizione in cui si trova è la più debole che abbia mai ricoperto.
Macron potrebbe dimettersi?
Nonostante la voce sia già stata respinta, le dimissioni di Macron rimangono un rischio. Dopotutto, prima delle scorse parlamentari, nessuno si sarebbe aspettato elezioni lampo. Se dovesse dimettersi, le nuove presidenziali dovranno svolgersi entro 20-35 giorni, e Marine Le Pen sarebbe chiaramente la favorita.
Il Parlamento, tuttavia, non potrebbe comunque cambiare, dato che può essere sciolto solo una volta all’anno. Anche in questo caso, si tratta di un esito molto ipotetico. Se ciò dovesse accadere, andrebbe a innescare solo volatilità in una situazione già molto incerta.