Il prossimo 6 novembre gli americani andranno alle urne per eleggere l’intera Camera dei Rappresentanti (che conta 435 seggi) e un terzo dei 100 seggi del Senato, oltre a 36 governatori statali. Queste elezioni, dette di mid-term, cadono a metà del primo mandato di Trump, e sono normalmente viste come una sorta di referendum sul presidente in carica.
Il partito repubblicano di Trump controlla attualmente entrambe le camere del Congresso, anche se i sondaggi danno come favoriti i Democratici per la maggioranza alla Camera, mentre le probabilità di vittoria si riducono per quanto riguarda il Senato.
Una maggioranza Democratica alla Camera probabilmente porterà all’avvio di una procedura di impeachment, oltre a un intenso scrutinio sulla situazione finanziaria presente e passata del presidente, comprese le sue dichiarazioni dei redditi.
La maggioranza necessaria per la rimozione del presidente – due terzi del Senato – appare tuttavia lontana, salvo risultati sorprendenti dell’indagine Mueller (un consiglio speciale guidato dall’ex direttore dell’FBI Rober Muller sta indagando sulla presunta collusione con la Russia nelle elezioni presidenziali del 2016 del presidente e del suo partito).
Inoltre, se venissero avviate procedure di impeachment, il dollaro diventerebbe vulnerabile in un contesto di crescenti tensioni politiche: il rischio percepito di una grave crisi costituzionale potrebbe turbare gli investitori. L’altra faccia della medaglia è che se dovesse subentrare il vicepresidente Mike Pence, in termini economici, l’attuale politica di bilancio estremamente prociclica dell’amministrazione statunitense dovrebbe ammorbidirsi.
Questo ridurrebbe il rischio di un surriscaldamento dell’economia USA tramite ulteriori tagli fiscali, questa volta rivolti alla classe media, mentre una spinta per il miglioramento delle infrastruttutre sarebbe più contenuta. Le tensioni commerciali con la Cina non si attenuerebbero di molto.
I sondaggi sono a favore dei Democratici, spinti dall’onda blu (dal colore del partito, i Repubblicani usano il rosso) del voto di protesta contro Trump. Un studio di Real Clear Politics che unisce diversi sondaggi mette i Democratici al 48,7% e i Repubblicani al 41,0%, il che si tradurrebbe in una vittoria dei Democratici sia alla Camera dei Rappresentanti che al Senato. Tuttavia, dato che i seggi al Senato tendono ad essere meno volatili, altri sondaggi prevedono che i Democratici si riprenderanno solo la Camera.
Il nostro scenario di base è un Congresso diviso, che metterebbe un freno ad alcune promesse di Trump, come ad esempio la costruzione del muro al confine del Messico, dato che i Democratici non appoggeranno mai una manovra di questo tipo. Il presidente sarebbe quindi rallentato almeno nei suoi piani più estremi.
Sarà tuttavia facile per Trump trovare un terreno comune con i Democratici nel generare ulteriori stimoli fiscali, aumentando i rischi inflazionistici ed esercitando una pressione al rialzo sui rendimenti obbligazionari a lungo termine. La Fed rischia di trovarsi indietro, suscitando un irripidimento della curva dei rendimenti.
La Fed si opporrà aumentando i tassi di interesse, ma farà attenzione a non sembrare troppo aggressiva; il suo ultimo aumento dei tassi ha già fatto innervosire Trump. Naturalmente, per far passare il bilancio, Trump avrà bisogno di una maggioranza alla Camera, ma probabilmente non sarà così difficile trovare un accordo con i Democratici sulla politica fiscale e sulle infrastrutture.