Spesso gli investitori prestano troppa attenzione agli esiti binari e sottovalutano l’importanza di fattori materiali quali la generazione di free cash flow e la proprietà intellettuale.
La rivoluzione tecnologica in atto oggi ha reso i paragoni storici in campo economico meno rilevanti.
I mercati finanziari pongono grande enfasi sugli esiti binari, come: “La Fed abbasserà i tassi?” o ancora “La guerra commerciale tra USA e Cina si risolverà?”. Molte tesi d’investimento a breve termine si basano sulla capacità di anticipare la risposta a questi quesiti.
Tuttavia, prevedere l’imprevedibile è, per definizione complicato, e con ogni probabilità i pronostici risulteranno corretti solo nel 50 percento dei casi. Suggeriamo quindi agli investitori di concentrarsi sui fondamentali, ossia i fattori più rilevanti per i risultati d’investimento a lungo termine. Personalmente ritengo che anziché tentare di indovinare se il costo del capitale di una determinata società si contrarrà di 25 punti base, sarebbe meglio esaminare attentamente gli aspetti che rendono unica quest’impresa: i suoi vantaggi competitivi, la sua capacità di generare free cash flow e la sua proprietà intellettuale.
Gli analisti hanno costantemente previsto un contesto di tassi d’interesse in aumento ben prima che la svolta del ciclo dei tassi si verificasse a metà 2016. Ciò avalla la mia tesi secondo cui concentrarsi sui fondamentali societari, piuttosto che sulle variabili macroeconomiche, potrebbe risultare più proficuo per gli investitori che tentare di predire la traiettoria dei tassi d’interesse.
Con questo non voglio dire che gli investitori dovrebbero ignorare le condizioni politiche ed economiche; dovrebbero semplicemente considerarle nella giusta prospettiva. I dati macro spesso inviano segnali fuorvianti, a maggior ragione oggi che l’economia mondiale è interessata dai cambiamenti strutturali dovuti alla digitalizzazione.
In passato chi perdeva il lavoro non tardava a richiedere un sussidio di disoccupazione. Oggi invece di rivolgersi a un centro per l’impiego, è possibile scaricare un’app sul proprio smartphone e diventare conducenti presso uno dei tanti servizi di carpooling oppure consegnare pasti a domicilio. Si può addirittura mettere in affitto una stanza su Airbnb.
Macro: ciò che vedi non è necessariamente ciò che otterrai
Pertanto, in seguito a un’analisi in prospettiva storica delle richieste di indennità di disoccupazione settimanali, si potrebbe ad esempio ritenere che i mercati del lavoro siano prossimi alla piena occupazione e che potrebbero emergere spinte inflazionistiche. Tuttavia, come sottolinea Sean Cameron, oggi le persone trovano ancore di salvezza finanziarie che fino a dieci anni fa non esistevano e che permettono loro di rimanere a galla senza creare pressioni eccessive sui prezzi o sui salari dell’economia in generale. Ciò ha contribuito alla riduzione del tasso di disoccupazione strutturale che, unitamente all’inflazione contenuta, ha promosso un contesto favorevole agli investimenti, caratterizzato da bassi tassi d’interesse e scarsa volatilità.
Per riassumere, sono dell’avviso che piuttosto che concentrarsi sul rumore di fondo sia più opportuno concentrarsi sul segnale, ossia il fatto che le richieste di indennità di disoccupazione sono basse in ragione dei cambiamenti fondamentali che l’innovazione tecnologica ha prodotto nell’economia. Perché il rumore, oggi ancor più che in passato, è meno rilevante. In altre parole, concentriamoci meno sui segnali macro e più sui fattori davvero rilevanti per le performance dei mercati finanziari: i fondamentali e i cash flow.