- La tanto attesa riunione della Fed di ieri aveva come principale punto di attenzione la cosiddetta nuvola di punti, i dots che Powell aveva anticipato sarebbero stati piĂą alti rispetto a quelli di settembre
- Promessa mantenuta in toto per il 2023, con 17 membri su 19 che hanno ipotizzato un tasso superiore al 5% e ben due membri dei 17 che hanno segnalato un tasso intorno al 5,5%
- Powell ha alternato parole amare a parole dolci cercando di portare avanti, di fatto, il tentativo di comunicare l’intenzione di procedere con le manovre restrittive, cercando di spaventare quanto meno possibile i mercati
- Tra le parole più dure quelle relative al fatto che la Fed ha ancora strada da fare nella lotta all’inflazione, in particolare con riferimento alla dinamica salariale che pesa per circa il 55% sull’andamento del PCE, ossia l’indice sui prezzi utilizzato come riferimento dalla Fed
- Tra le parole piĂą morbide quelle relative al fatto che il tasso di riferimento si sta avvicinando al livello ritenuto sufficientemente restrittivo
- Gli operatori però si son mostrati scettici, continuando ad ipotizzare un picco di tasso di riferimento intorno al 4,75% accompagnato dall’ipotesi di tagli dei tassi Fed nella seconda parte del 2023. Nel grafico è evidente lo scollamento tra le attese dei DOTS (in verde) rispetto a quelle degli operatori (in viola con riferimento agli OIS)
- Questo atteggiamento è anche collegato al fatto che la Fed ha marcatamente tagliato le stime di crescita per il 2023 (da 1,2% a 0,5%) ed inoltre, come ammesso dallo stesso Powell, vi sono ampi margini di riduzione dell’inflazione core collegata al progressivo ridimensionamento degli affitti che pesano per oltre il 30% nell’indice dei prezzi al consumo
- Lo stesso Powell, infine, ad apposita domanda sulla possibilità che il ritorno di rialzo possa essere ulteriormente ridotto a 25 punti base a febbraio, non lo ha esplicitamente escluso, rispondendo con ” dipenderà dai dati”.
Le mosse future della Fed
La Fed appare ancora impegnata nel tentativo di portare avanti le manovre restrittive cercando di non spaventare i mercati soprattutto nel delicato momento della chiusura d’anno, memore anche della cattiva esperienza di fine 2018.
- L’ipotesi è che il tasso di riferimento Fed possa raggiungere un picco in area 5%, cui farebbe seguito una pausa che interesserebbe almeno il secondo trimestre, in attesa di vera conferma di inflazione in ridimensionamento. Nel frattempo, il Cpi Core (oggi al 6%) ed il PCE core (oggi al 5%) potrebbero posizionarsi su livelli pari o al di sotto del livello di inflazione, dando luogo pertanto a livelli reali di tassi Fed Funds positivi, il che nel gergo della Fed potrebbe significare aver raggiunto un livello sufficientemente restrittivo
- Nel frattempo, gli stipendi saranno probabilmente la variabile chiave per decidere per quanto tempo tenere i tassi fermi in prossimità dell’ipotizzato picco
La palla passa ora alla Bce, che ha come scenario di consenso un rialzo di 50 punti base, accompagnato da dettagli su tempistica e modalità di attuazione del quantitative tightening. Un’ipotesi minoritaria ma non trascurabile potrebbe essere quella di 75 punti base, con rinvio al secondo trimestre della partenza del quantitative tightening (QT).