La fine del 2024 è vicina. Nell’ultima settimana prima delle celebrazioni di fine anno e degli auguri di fine anno, le banche centrali saranno sotto i riflettori con la Fed, la BoJ e la BoE tra le principali che si incontreranno nei prossimi giorni per fissare i tassi di riferimento per il 2025. Anche i dati economici e le stime sull’inflazione saranno sul radar degli investitori poiché gli indici PMI flash per le principali economie in tutto il mondo sono attesi oggi, oltre alle pubblicazioni dei dati di novembre sulle vendite al dettaglio e sulla produzione industriale sia per la Cina (oggi) che per gli Stati Uniti (domani), mentre venerdì sarà disponibile il deflatore PCE degli Stati Uniti, così come i dati IPC di novembre per Regno Unito, Giappone e Canada.
Cominciamo dalla Cina, la cui economia sembra aver rallentato (di nuovo) il mese scorso, nonostante i benefici derivanti dal recente allentamento delle politiche. Le vendite al dettaglio di novembre sono state ben al di sotto delle aspettative questa mattina (+3,0% YTD la variazione annuale rispetto al +5,0% previsto e al 4,8% del mese precedente), gli investimenti fissi hanno deluso ancora una volta, trascinati al ribasso dagli investimenti immobiliari (-10,4% YTD annuale), mentre la crescita della produzione industriale – sostenuta dalla domanda esterna – è stata in linea e stabile al 5,8%. Questi dati di novembre, piuttosto deboli, sottolineano la sfida che i responsabili politici devono affrontare per ottenere una ripresa sostenuta dell’attività interna.
Passando all’evento principale, ossia la decisione della Fed di mercoledì, non dovrebbero esserci sorprese (taglio di -25 punti base per fissare il tasso dei Fed funds nell’intervallo 4,25%-4,5%) in seguito al recente rapporto sui posti di lavoro e alla pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo in linea. Tutti gli occhi si concentreranno piuttosto sugli indizi di cosa (potrebbe) accadere dopo con la nuova sintesi delle proiezioni economiche (SEP), il grafico a punti e la successiva conferenza stampa di Jay Powell. Molto dipenderà anche da come i dati sulla crescita e sui prezzi si evolveranno realmente in seguito e da come le politiche di Trump potrebbero avere un impatto sulle loro traiettorie future. Di conseguenza, potrebbe essere prevista una pausa prima o poi i prossimo anno. In questo contesto, c’è un rischio di svolta stringente in questa riunione (da un potenziale segnale di soli 50 punti base di tagli nel 2025 o da una reazione negativa del mercato a una previsione di tassi terminali più elevati), con un maggior numero di partecipanti che vedono rischi al rialzo per l’inflazione e i tassi dovuti all’amministrazione Trump in arrivo, con conseguente tono di comunicazione restrittiva. Ovviamente, un’inversione del ciclo di allentamento della Fed (vale a dire un rialzo) in futuro potrebbe rivelarsi tanto destabilizzante per i mercati quanto una recessione che porti a tagli dei tassi più aggressivi: siamo ancora lontani da queste eventualità, ma non possiamo ancora escluderle, data la grande dose di incertezze che ci troviamo ad affrontare all’inizio del 2025. Ricordate che mantenere una mentalità aperta sarà un ingrediente chiave per navigare in queste acque incerte.
Per quanto riguarda le riunioni della BoJ e della BoE (entrambe giovedì), le decisioni sui tassi sono più… incerte e probabilmente diverse? La BoJ potrebbe aumentare (probabilità del 15% già stimate) o restare ferma, mentre il consenso prevede una tenuta da parte della BoE, mantenendo il tasso di riferimento del Regno Unito al 4,75% senza grandi disaccordi tra i 9 membri votanti. Un aumento dei tassi da parte della BoJ potrebbe portare una certa volatilità temporanea sui mercati dei cambi e dei tassi, ma si noti anche che una tenuta percepita come “accomodante” da parte della banca centrale giapponese potrebbe anche portare a un’ulteriore debolezza indesiderata dello JPY in futuro, soprattutto se l’indice dei prezzi al consumo giapponese dovesse sorprendere al rialzo venerdì. Per concludere con altri dati degni di nota, i PMI flash globali di oggi saranno esaminati attentamente, soprattutto in Europa alla luce del recente contesto politico, nonché della persistente debolezza negli indici manifatturieri e dei servizi. Altrove, sarà interessante vedere evolvere il divario tra il sentiment aziendale dei servizi e quello manifatturiero: la manifattura recupererà terreno e/o i servizi inizieranno a vacillare. Prevedo entrambe le cose negli Stati Uniti, con una convergenza verso lo stesso tasso di crescita complessiva (indice PMI composito sostanzialmente invariato) ma con un equilibrio migliore. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, martedì (prima della riunione della Fed) saranno pubblicati gli ultimi dati sulle vendite al dettaglio e sulla produzione industriale. Il consenso prevede una crescita ancora robusta delle vendite al dettaglio (+0,5% su base mensile dopo il +0,4% di ottobre) e un rimbalzo della produzione industriale (+0,3% vs. -0,3% di ottobre). Per concludere la settimana, dopo la riunione della Fed, l’attenzione si sposterà sui dati del deflatore PCE pubblicati insieme alle spese personali dei consumatori, al reddito e al tasso di risparmio, venerdì. Anche in questo caso, si prevede che i dati confermeranno uno scenario favorevole al goldilocks con solidi guadagni sia nella spesa (+0,4% MoM) che nel reddito (+0,4%) e pressioni inflazionistiche contenute (deflatore PCE core in aumento dello +0,2% MoM e del +2,9% YoY a novembre, secondo le stime mediane di Bloomberg).