I Mondiali di calcio (purtroppo senza la partecipazione dell’Italia) sono appena cominciati e continueranno fino al 15 luglio, quando si disputerà la finale. Dopo Sudafrica e Brasile, la Russia è il terzo Paese emergente consecutivo a organizzare questa manifestazione.
Spesso si discute se sia conveniente ospitare eventi di questa portata, perché richiedono investimenti particolarmente ingenti. In effetti, si stima che la Russia abbia investito 12 miliardi di dollari, che corrispondono a poco meno dell’1% del PIL. Nel caso della Russia, si tratta di un investimento abbordabile in considerazione del basso rapporto debito/PIL (14%). Anche il prossimo Paese organizzatore, il Qatar, presenta un debito invidiabile, poco più del 40% del proprio prodotto interno lordo.
Per la Russia, oltre a benefici in termini di reputazione, vi è l’opportunità di rilanciare il settore del turismo: non tanto per il notevole flusso di tifosi durante il torneo, ma in conseguenza del miglioramento infrastrutturale spinto dall’evento. In base ai dati della World Tourism Organization, la Russia attrae circa il 4% dei turisti in arrivo in Europa, un dato ben al di sotto di Paesi quali Francia e Italia, e che pone la Russia al pari di Austria e Grecia.
Dopo alcuni anni di transizione, resi necessari da sanzioni economiche e fluttuazioni del prezzo del petrolio, l’economia russa ha ritrovato la crescita, accompagnata anche da una stretta disciplina fiscale, che ha permesso un ritorno del rating creditizio a investment grade a inizio anno. Stimiamo che il PIL russo cresca dell’1,7% quest’anno e che acceleri ulteriormente l’anno prossimo.
Ma il potenziale di crescita dell’economia russa è ben superiore, considerando una popolazione di 144 milioni di persone, gli elevati livelli di istruzione e competenze esistenti, la bassa densità territoriale e, non da ultimo, le sterminate risorse naturali. Tuttavia, il deteriorarsi delle sue relazioni con l’Occidente ha pesato sulle valutazioni degli asset russi nei mercati e, ad oggi, il mercato azionario russo tratta a forte sconto rispetto agli altri emergenti.
Questo sconto si era ridotto negli ultimi due anni, soprattutto grazie al recupero dei prezzi del petrolio (il 40% dei ricavi del governo proviene dalle vendite di petrolio e gas) e alla ritrovata crescita economica, ma gli asset russi hanno subito una nuova correzione ad aprile, in seguito alle nuove sanzioni introdotte dagli Stati Uniti. Proprio a seguito di tali misure e della conseguente incertezza, abbiamo una visione neutrale sull’azionario russo nonostante le valutazioni compresse.
Per quanto riguarda l’obbligazionario, i fondamentali sono in continuo miglioramento, un trend che crediamo possa portare a ulteriori miglioramenti del rating. Abbiamo introdotto un sovrappeso sull’obbligazionario russo, a seguito delle vendite dello scorso mese di aprile. Il rublo ha potenziale di apprezzamento, ma le sanzioni americane pesano notevolmente e, nonostante i solidi fondamentali economici, non si possono escludere nuove scivolate.