Il lato negativo dei tassi di interesse bassi a lungo termine non è evidente. Da un lato, la riduzione dei costi di finanziamento per privati e imprese rende più accessibile l’acquisto di nuove macchinari o di un immobile o l’accesso al credito al consumo. Tuttavia se vogliamo vedere il lato negativo degli effetti dei tassi bassi (nonostante questi contribuiscano a incrementare il potere d’acquisto) dobbiamo risalire l’intera china e spostarci dal buon senso verso il ragionamento contro-intuitivo.
Iniziamo con il buon senso. I tassi bassi riflettono il riconoscimento che la situazione attuale non è poi così rosea. Dopotutto, se le banche centrali continuano a mantenere i tassi di riferimento a livelli così bassi è sicuramente perché ritengono che gli investimenti e i consumi ne abbiano bisogno. Inoltre, se i tassi a lungo termine raggiungono livelli così ridotti – ancor più di quelli a breve termine – questo dipende dall’equilibrio naturale tra domanda e offerta tra gli operatori di mercato (tranne nel caso in cui si intromettono le banche centrali, come fecero negli anni dei programmi di acquisto di asset).
Di conseguenza, se i tassi a lungo termine restano estremamente bassi, ciò vuol dire che probabilmente non ci sono abbastanza progetti di investimento a lungo termine per giustificare l’aumento dei costi di finanziamento. Un’ultima spiegazione è che con tassi a breve termine con poche probabilità di rialzo in un momento di crescita economica debole e inflazione trascurabile, non è necessario contrarre finanziamenti a lungo termine, se non a tassi bassissimi.
Giusto o sbagliato che sia, questo pessimismo agisce come profezia auto-avverante. Questo è particolarmente vero in Europa, dove l’attività economica dipende più direttamente dei prestiti bancari, a differenza degli Stati Uniti dove le società a media e alta capitalizzazione possono ricorrere molto più facilmente al mercato dei capitali. Purtroppo i tassi bassi penalizzano la redditività delle banche europee in tre modi diversi. Innanzitutto rendono i margini sui prestiti estremamente visibili e quindi più difficili da “vendere” ai clienti.
Curve dei tassi basse: problema e conseguenze
In secondo luogo, l’attività tradizionale di una banca commerciale consiste in buona parte nel contrarre prestiti nel breve termine per poi prestare nel lungo termine a tassi più alti, generando così un margine legato alle diverse scadenze. Quindi se i tassi a lungo termine non superano quelli a breve (o sono ancora più bassi), questo margine tende a venire meno.
Questo è il problema principale di avere curve dei tassi piatte. Infine le politiche attuate dalla BCE hanno fatto scendere i rendimenti nel breve termine, ora negativi in molti paesi. Oltre a rappresentare un concetto poco comune, i tassi negativi comportano che la liquidità di cui dispongono le banche rappresenta un costo invece che una fonte di guadagno, poiché ovviamente è molto difficile chiedere ai clienti retail di pagare per i depositi sui conti correnti. In definitiva, i tassi bassi penalizzano le banche e di riflesso frenano la crescita economica: questo genera un circolo vizioso che spinge i tassi ancora più in basso.
Tutto ciò è riconducibile al fatto che è sempre più vero che tassi bassi e curve dei rendimenti piatte, o addirittura invertite, sono profezie auto-avveranti. Coscienti dell’influenza reciproca tra tassi bassi e debolezza economica, gli operatori del mercato iniziano ad anticipare una spirale ribassista dei tassi d’interesse. Invece di essere un rimedio contro la debolezza dell’economia, i tassi bassi ne diventano la causa. Così il cerchio si chiude e ci troviamo di fronte alla via della recessione.
Dal punto di vista macroeconomico, la spiegazione dell’effetto deleterio del denaro virtualmente gratuito è che i tassi molto bassi rendono possibili investimenti poco redditizi e di conseguenza favoriscono una cattiva allocazione dei capitali con scarsa creazione di ricchezza. Riducendo il costo del credito, le banche centrali hanno in realtà penalizzato il potenziale di crescita a medio termine e quindi l’occupazione.
Come si spiega questo paradosso? In tempi di crisi economica o finanziaria, la politica del denaro facile è giustificata poiché offre un mezzo efficace per allontanare la minaccia di una crisi di liquidità , che paralizzerebbe l’intero sistema finanziario con conseguenze catastrofiche per l’economia. L’effetto perverso ha inizio quando il denaro gratuito diventa la norma, indipendentemente da qualsiasi giustificazione di crisi.
E qui subentrano i suoi effetti collaterali nefasti, molto difficili da neutralizzare a meno che non si svelino tutte le distorsioni nell’allocazione dei capitali e nei prezzi degli asset finanziari accumulatesi negli anni. Oggi, in particolare in Europa, questo lato oscuro della forza delle banche centrali si esprime precisamente attraverso tassi d’interesse eccessivamente bassi.