Gli investimenti responsabili, all’interno dell’industria degli ETF, sono un mercato ancora emergente, ma al contempo in forte espansione. I fondi che adottano l’approccio ESG globale best-in-class fanno la parte del leone. Quali sono i vantaggi di questi prodotti?
Qual è il ruolo degli investimenti ESG nel mercato globale degli ETF?
Il peso degli ETF che utilizzano criteri ESG (Ambientali, Sociali e di Governance) in Europa si limita ad appena l’1,5% del mercato globale degli ETF (dati di fine ottobre). Tuttavia, questo segmento sta registrando una notevole accelerazione. La prova di ciò? A fine ottobre 2018 la raccolta netta degli ETF ESG ammontava a 3,1 miliardi di euro in Europa, pari al 7% della raccolta complessiva degli ETF.
Si tratta di una cifra già superiore a quella dell’intero 2017 (2,2 miliardi di euro). Se osserviamo più da vicino il mercato, possiamo notare una polarizzazione degli ETF che utilizzano criteri ESG globali basati su rating, che rappresentano il 69% degli asset, ben lontani dagli ETF con impatto tematico (16%, cui aggiungere gli ETF low carbon con il 4%) e dagli ETF obbligazionari (11%).
Qual è il target di investitori per gli ETF ESG?
I principi su cui si basa la gestione passiva – trasparenza, facilità di accesso, commissioni di gestione contenute – fanno sì che gli ETF siano particolarmente adatti agli investimenti socialmente responsabili.
Con una maggiore presa di coscienza generale verso le sfide che ci attendono, tutte le categorie di investitori stanno ormai cercando di inserire soluzioni ESG nei loro portafogli o risparmi. I clienti del segmento Retail e Private Banking sono molto sensibili a questo tema, in particolare le giovani generazioni.
I Millenial, in fase di costruzione del proprio patrimonio o di futuri beneficiari, sono la categoria più attratta dagli investimenti responsabili e al contempo quella che preferisce gli ETF. Per quanto riguarda gli investitori istituzionali, questi sono già implicati negli investimenti responsabili, al fine di soddisfare le aspettative degli aventi diritto, gestire il rischio a lungo termine e rispettare gli sviluppi normativi.
Annunciato nel maggio 2018, l’European Union Action Plan Financing Sustainable Growth si basa su quattro temi principali: Disclosure, Classificazione, Benchmark, MiFID II. La Disclosure richiederà di inserire il rischio ESG nei portafogli e di pubblicare le misure adottate a tal fine. La classificazione definirà le società idonee ad investimenti rispettosi dell’ambiente.
La modifica del regolamento sui benchmark si concentrerà sugli indici low carbon e sulla creazione di indici positive-carbon impact. Infine, sono in corso discussioni per tener conto, all’interno di MiFID II, delle preferenze degli investitori in materia ESG.
Quale spazio danno gli investitori agli ETF ESG nei loro portafogli?
Sono alla ricerca di prodotti tematici sull’acqua, sulle energie rinnovabili, sulla parità di genere e sui green bond, che possono permettere di diversificare un’allocazione perseguendo al contempo un obiettivo specifico. Gli investitori sono anche alla ricerca di veicoli di investimento che possano costituire la parte core dei loro portafogli, sostituendo i fondi basati su indici tradizionali.
Il vantaggio degli ETF ESG che adottano un approccio globale è che non snaturano l’asset allocation, a condizione che i loro indici sottostanti mantengano una buona diversificazione. La ripartizione regionale e settoriale di questi indici deve essere poi sufficientemente simile a quella degli indici di mercato.
Infine, la volatilità rispetto al benchmark deve rimanere moderata, intorno all’1,5% nei Paesi sviluppati e al 2,5% nei Paesi emergenti. Occorre infine precisare che l’investimento in società con un rating più elevato costituisce anche un modo per gestire i rischi.
Questi ETF presentano quindi diversi vantaggi per gli investitori istituzionali che non vogliono allontanarsi troppo dai benchmark, ma desiderano investire responsabilmente migliorando al tempo stesso il loro profilo ESG.
Gli ETF globali best-in-class stanno assumendo un approccio sempre più sofisticato
In effetti, possiamo fare di più che selezionare gli emittenti sulla base di un rating best-in-class. L’obiettivo è adottare un approccio più dinamico, che misuri non soltanto il profilo ESG delle società, ma anche l’evoluzione di tale profilo. Ciò significa prendere in considerazione non solo le aziende ben valutate, ma anche quelle che fanno uno sforzo per migliorare, attraverso decisioni basate sui criteri ESG.
Le simulazioni della ricerca MSCI mettono infatti in evidenza che prendere in considerazione i trend è a beneficio della performance. Anche nel caso della gestione passiva, gli ETF sono per loro natura più attivi e dinamici concentrandosi, per ciascuno dei settori, sulle aziende che si sforzano per migliorare il rating ESG e penalizzando quelle che perdono terreno.