Prendono sempre più piede i timori di stagflazione. Nell’ultimo mese, la maggioranza dei gestori di fondi, secondo il sondaggio di Bank of America, ha dichiarato di aspettarsi un calo dell’inflazione nel corso del prossimo anno, ma di non attendersi una riduzione dei tassi a breve termine. Naturalmente, affinché prevalga un’inflazione più bassa, è necessario che si verifichi una recessione. Gli intervistati del sondaggio mostrano la più alta convinzione della probabilità di una recessione dai massimi registrati durante la prima ondata di Covid nell’aprile 2020.
Pertanto, l’opinione diffusa tra gli intervistati è che si verificherà una situazione di stagflazione, con crescita inferiore al trend e inflazione superiore al trend. In un rapporto pubblicato da Morgan Stanley a ottobre, i sondaggi che analizzano le tendenze degli acquirenti indicano che la maggior parte di essi non farà acquisti durante le festività natalizie se i prezzi dovessero aumentare. Tuttavia, oltre il 65% degli intervistati ha indicato la volontà di acquistare in caso di sconti superiori al 20%.
Di conseguenza, la National Retail Federation statunitense si aspettava un modesto aumento delle vendite del 6-8% che, tenendo conto dell’inflazione, avrebbe comportato una diminuzione delle vendite in volume.
Tuttavia, i dati analitici indicano che sono stati i forti sconti a far aumentare le vendite su base annua. Soprattutto i prodotti elettronici e i giocattoli sono stati acquistati solo dopo l’applicazione di forti sconti. Questo spiega perché gli intervistati da Bank of America sono cauti sulla possibilità delle aziende di migliorare i propri bilanci: gli sconti comportano margini di profitto più bassi.
Si stima che gran parte delle vendite di questa stagione festiva sia destinata alla riduzione delle scorte, così che i negozi al dettaglio e le aziende di e-commerce possano intervenire sui loro bilanci: sia Amazon che Shopify hanno licenziato personale negli ultimi due mesi.
Questo evidenzia la debolezza del settore dei beni di consumo discrezionali, come emerge dal sondaggio dei gestori. Tra i settori difensivi standard – sanità e consumi – gli intervistati hanno indicato un sovrappeso a favore di “sanità” rispetto ai “consumi”.
Inoltre, da 18 mesi a questa parte, gli intervistati sono in maggioranza sovrappesati nel settore dell’energia. Ciò è evidente anche nel posizionamento netto: la “liquidità”, ovvero la disponibilità a disinvestire, e l’healthcare sono in cima alla classifica, mentre i consumi discrezionali e il tech sono considerati con una prospettiva fortemente ribassista. Nel complesso, sembra una strategia valida per sfruttare le prospettive ribassiste del settore tecnologico e del mercato in generale.