Il Digital Services Act entra in azione: più equità, competizione, scelte
Il progresso tecnologico è una costante di cui la società non può fare a meno. L’emergere di una tecnologia innovativa, tuttavia, soprattutto se questa va a posizionarsi come pervasiva all’interno della vita di tutti i giorni di imprese, professionisti, singoli cittadini e sistemi governativi, accende il dibattito su aspetti più controversi. Tra questi, l’assicurarsi che ci sia accessibilità, trasparenza, ma anche tutela e protezione di tutti i soggetti coinvolti.
È compito dei regolatori trovare il giusto equilibrio per creare un fiorente ecosistema di sviluppo, senza mettere a repentaglio la sicurezza di ciascun stakeholder. Per questo si è assistito all’intervento delle autorità nella regolamentazione dei servizi digitali; iniziativa che potrebbe vedere i suoi primi effetti su un gigante dei social media: Twitter.
L’evoluzione della legislazione si è resa necessaria non solo per sancire i diritti fondamentali degli utenti e applicarli in modo definitivo, ma soprattutto per garantire che il mondo digitale sia sicuro, affidabile e trasparente: la situazione attuale, infatti, ha fatto sì che un numero ristretto di gatekeeper fosse nella posizione di esercitare di fatto un potere normativo sui mercati digitali, che ha determinato in alcuni casi condizioni commerciali inique per le imprese che utilizzano tali piattaforme e una minore possibilità di scelta per i consumatori. Nel caso di Twitter, si sono apprese notizie preoccupanti, con decisioni che hanno minato la capacità dei milioni di persone che utilizzano la piattaforma di scindere account falsi da quelli veri.
Digital Markets Act (DMA) e Digital Services Act (DSA)
Con il pacchetto normativo che comprende il Digital Markets Act (DMA) e il Digital Services Act (DSA), le autorità aspirano a responsabilizzare gli operatori ostacolando la concorrenza sleale, a combattere i contenuti illegali e ad assicurare l’equità nei mercati digitali. Tra le preoccupazioni trattate dal regolamento, quelle legate al commercio online di beni, servizi e contenuti illegali, così come l’uso manipolativo di sistemi algoritmici poco trasparenti che tendono ad amplificare la disinformazione nelle sue forme più divisive e dannose. Nel mondo del trading, ad esempio, la diffusione non regolamentata di informazioni di scarsa qualità rappresenta una vera e propria minaccia per i clienti individuali che cercano di prendere decisioni di investimento ben informate.
La nuova strategia legislativa portata avanti dalla Commissione europea segna un passo importante per lo sviluppo di un settore divenuto sempre più centrale, i cui benefici potrebbero dare forma al mercato o alle piattaforme del futuro. Come per quanto accaduto per i mercati finanziari, l’abbattimento dei muri dei grandi operatori stimolerà la concorrenza e l’innovazione: emergeranno nuovi provider con offerte migliori, la domanda dei consumatori sarà fondamentale per sviluppare nuove funzionalità e concetti di sicurezza sempre più avanzati, sollecitando così i fornitori di punta già esistenti ad adottarli. L’occhio delle autorità su Twitter potrebbe aiutare, in effetti, l’uccellino a tornare a volare.
Il ruolo della regolamentazione nei mercati finanziari
Prediamo come esempio il ruolo avuto dalla regolamentazione nel promuovere la competizione nel contesto dei mercati finanziari. I responsabili politici erano sottoposti a un’immensa pressione per smantellare i monopoli esistenti, poiché questi contrastavano con gli sforzi di armonizzazione europei. L’idea era quella di aumentare la concorrenza e la trasparenza, rafforzare la protezione degli investitori, sostenere la libera circolazione dei capitali in tutta Europa ed eliminare l’arbitraggio normativo. L’apertura del mercato ha coinciso con una nuova era di produttività in termini di elaborazione, diffusione e comunicazione dei dati. Questo, a sua volta, ha lasciato alle autorità di vigilanza l’enorme sfida di definire un quadro che disciplini adeguatamente l’uso della nuova libertà.
Una delle conseguenze è stata l’istituzione di un nuovo regime di sedi di negoziazione nell’ambito della MiFID: sono nati così i sistemi multilaterali di negoziazione (in breve: MTF). Essi sono soggetti alle stesse severe normative delle borse in termini di trasparenza, sicurezza e stabilità operativa, ma basandosi sui più recenti standard tecnologici, possono implementare strutture più snelle e concentrarsi molto meglio su determinati gruppi e prodotti. Questo le rende efficienti, innovative, poco costose e, soprattutto per gli investitori individuali, un’alternativa sicuramente migliore alla borsa rispetto al trading over-the-counter.