Nel corso del mese di Novembre i mercati finanziari hanno svelato le loro carte e, come spesso accade, sorpreso l’opinione comune in un momento di importante cambiamento. Lo snodo è stato naturalmente rappresentato dalle elezioni politiche americane ed il risultato, inaspettato dai più, non ha portato con sé le paventate conseguenze negative, se non per poche ore, introducendo semmai i nuovi paradigmi con cui si dovrà convivere nei prossimi trimestri: un aumento delle aspettative di inflazione ed una decisa accelerazione del rialzo dei rendimenti obbligazionari unitamente ad un mercato azionario capace di sorprendere in positivo.
Il movimento rialzista sui tassi di interesse aveva già mostrato le prime indicazioni nella parte centrale dell’anno e la prospettiva di una politica monetaria vicina al punto di inversione era attesa ma certamente l’entità del movimento registrato nelle scorse settimane ha decisamente accelerato questo processo, ribaltando di fatto la tendenza di lungo corso ed instaurando un nuovo regime di riferimento.
I mercati azionari, sull’altro fronte, hanno scommesso praticamente da subito su una nuova politica pro crescita e l’impatto più evidente, oltre ai risultati immediatamente positivi, è certamente la significativa rotazione settoriale con il rialzo del settore ciclico e dei bancari, oltre ai titoli legati alle infrastrutture ed alla difesa.
In termini assoluti, l’impatto sulle Borse dei Paesi sviluppati è stato importante con l’indice globale in crescita del 1.25% trainato dal Giappone (+5.49% Topix) e dagli Usa (+3.42% S&P500) che segnano nuovi massimi storici. Più travagliato il percorso in area Euro con recuperi finali che portano il saldo di mese attorno allo zero, passando attraverso i rialzi di Francia ed Olanda e la debolezza dei mercati periferici come Italia e Spagna. A soffrire maggiormente in questa fase sono risultati i mercati emergenti con flessioni generalizzate di ampia portata (-4.67% l’indice globale).
Di questo ritrovato potenziale ottimismo ne pagano le conseguenze soprattutto le tematiche difensive come Utilities (-6.51%), Consumi Non Ciclici (-5.26%) e l’Oro (-8.15%) che amplifica la già significativa discesa in atto mentre rimane elevato il nervosismo sul Petrolio.
Come detto, in questo contesto, a soffrire maggiormente sono dunque le obbligazioni con tassi al rialzo su tutte le scadenze ed un saldo di mese sorprendentemente negativo per gli investitori, sia sui temi governativi sviluppati (-2.89% Usa, -2.02% Italia) che sulle emissioni societarie (Corporate Usa -3.11%) e soprattutto Emergenti (-5.53%). A chiudere il quadro dei mercati sono le valute, con un rafforzamento del Dollaro su larga scala, oltre il 3% verso Euro e oltre il 9% nei confronti dello Yen.
I mercati stanno certamente scontando più le intenzioni che dei dati reali ma, in una fase così impegnativa per il contesto economico, le aspettative giocano un ruolo chiave nella definizione degli equilibri prospettici. Gli strumenti obbligazionari rimangono sotto pressione e, sebbene non si escludano parziali riequilibri nelle settimane entranti, il contesto resta decisamente difficile e poco profittevole per investimenti a carattere strategico. Le azioni si candidano quindi come unica macro-alternativa al rischio tassi, con le borse di USA e Giappone favorite.
In questo scenario l’area Euro presenta valutazioni decisamente attraenti ma i mercati del vecchio continente continuano a scontrarsi con le note problematiche di carattere politico e con il pressante spettro della disgregazione dopo le recenti derive populiste. Indubitabilmente l’imminente referendum italiano porta con sé un ulteriore carico di incertezza che, se da un lato riteniamo non cambi le attese e la forza dei mercati a livello strategico, dall’altro aggiunge certamente volatilità ad una tipologia di investimento che già, naturalmente, ne incorpora.
Per il mese di Dicembre viene mantenuta elevata l’esposizione azionaria complessiva frutto di un inquadramento positivo atteso per l’intero trimestre. La posizione di Ambrosetti AM è invece neutra per obbligazionario e valute.
A livello di allocazione si evidenzia un ritorno degli investimenti sui mercati azionari emergenti con la conferma di Stati Uniti, Giappone e Germania a livello di area Euro. Sul fronte settoriale le scelte restano focalizzate su Telecommunication, Healthcare ed Utilities. Per la componente obbligazionaria permane un approccio prudenziale con un rischio complessivo del portafoglio ancora contenuto. Si privilegiano in tale senso le tematiche a spread in particolare su scadenze molto brevi. Ridotta l’esposizione valutaria extra euro in una logica di contenimento della volatilità.