di Massimiliano Schena (Symphonia Sgr)

La vittoria di Biden supporta la view positiva sullo yuan cinese

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Grazie anche a sofisticate misure di monitoraggio della popolazione, la Cina è stata uno dei Paesi che ha avuto maggior successo nel fronteggiare la pandemia di coronavirus e dopo aver abbattuto la curva dei contagi tra marzo e aprile, il numero dei nuovi casi non si è più risollevato in modo apprezzabile.

La situazione pandemica sotto controllo ed il massiccio stimolo di politica economica hanno permesso all’economia di registrare una solida ripresa a “V”, inizialmente sostenuta dal settore industriale, dalle esportazioni (soprattutto di materiale sanitario) e dagli investimenti fissi, ma con la progressiva rimozione delle restrizioni sanitarie la guida dell’economia è passata più stabilmente ai servizi.

Come conseguenza, la Cina sarà l’unica grande economia mondiale a registrare una crescita positiva nel 2020, intorno al 2%, seguita da un più sostanzioso 8% stimato per il 2021. Il supporto delle politiche fiscali e monetarie espansive è stato determinante per proteggere gli operatori economici durante il lockdown e per accelerare il ritorno alla normalità dell’attività a partire dalla primavera, ma il focus del Governo sta tornando sulla stabilità finanziaria, nel timore che condizioni finanziarie eccessivamente espansive possano gonfiare bolle speculative e ricreare squilibri macroeconomici.

Per questo motivi negli ultimi mesi la linea di politica monetaria è diventata progressivamente meno espansiva e la Cina è una delle poche economie dove i tassi d’interesse sono tornati ai livelli pre-pandemia.
La politica fiscale rimane ampiamente espansiva ma le esigenze di rifinanziamento dovrebbero diminuire dal prossimo anno.

 

Il solido outlook macroeconomico e pandemico supporta strutturalmente lo yuan cinese, ma negli ultimi mesi altri catalizzatori sono emersi. Con il picco di politica monetaria espansiva ormai alle spalle, il mercato obbligazionario cinese è meno correlato rispetto a quello dei Paesi Sviluppati e l’eccesso di rendimento dello CNY rispetto al US$ è ai livelli più alti dal 2015.

Lo yuan cinese fornisce quindi uno dei carry più elevati tra le valute Emergenti, tanto più considerando la bassa volatilità. Il mercato obbligazionario cinese in CNY sta inoltre entrando in una fase di trasformazione strutturale con l’inclusione nei principali benchmark obbligazionari globali, che alimenterà massicci flussi internazionali, incrementando la base di investitori e rendendolo sempre più simile ad un mercato sviluppato piuttosto che emergente.

Infine, la vittoria del candidato democratico Biden alla Casa Bianca alle elezioni americane rappresenta un importante catalizzatore geopolitico positivo per lo yuan. Anche se la politica estera USA rimarrà focalizzata sul contenimento dell’ascesa cinese al rango di superpotenza globale, ci si può attendere un approccio più diplomatico nelle relazioni tra i due Paesi che potrebbe portare anche ad una revisione del sistema dei dazi, uno dei principali elementi che ha pesato sullo yuan negli ultimi anni, oltre ad un’accelerazione dell’implementazione degli accordi commerciali già esistenti.

Anche se questi sviluppi sono in parte già prezzati, il posizionamento degli investitori è già elevato e la Banca Centrale sta segnalando una preferenza per un apprezzamento meno rapido, il risultato elettorale Usa conferma la tesi positiva di investimento sullo yuan. Nei confronti dell’Euro, poi, lo yuan continua a configurarsi come una versione ad alto rendimento del dollaro ma con minori rischi al ribasso.