Come prevedibile, le agenzie di rating sono tornate al centro della scena in modo irritante. Seguendo l’esempio delle famose ‘tre sorelle’, la Standard & Poor’s, la Moody’s e la Fitch, anche la Dbrs canadese si è autonomamente assunta l’autorità morale e politica e ha declassato il sistema Italia al livello BBB.
Allo stesso tempo l’americana Moody’s sta patteggiando con il dipartimento di Giustizia americano il pagamento di una multa di ben 846 milioni di dollari per aver gonfiato le sue stime sui titoli tossici, a suo tempo legati ai mutui immobiliari che contribuirono alla grande crisi finanziaria. E’ noto che in precedenza la stessa S&P aveva patteggiato una multa simile per 1,37 miliardi di dollari.
La decisione della Dbrs, già Dominion Bond Rating Service, è stata motivata con la solita “lista della spesa”: incertezza politica, debolezza del sistema bancario, alto livello delle sofferenze creditizie, crescita bassa e alto debito pubblico.
L’analisi negativa è infarcita anche di semplicistiche e banali riflessioni sulla nuova legge elettorale e sulle future elezioni. Ovviamente avrà un ulteriore e concreto impatto negativo sulla credibilità dell’Italia. In particolare, quando le banche italiane chiederanno un prestito alla BCE dovranno portare in garanzia beni, titoli di stato, in quantità maggiore rispetto a prima. Il declassamento certifica l’aumento del “rischio paese” con conseguenti effetti sui mercati, sui titoli obbligazionari e sulla propensione a investire.
In verità, la cosa più irritante è il comportamento della Bce e delle altre istituzioni europee che tacciono sulle nuove evoluzioni delle suddette agenzie. Negli anni passati si è molto parlato della necessità di creare un’agenzia di rating europea indipendente. Alla fine non se ne è fatto niente.
Nonostante il fatto che varie commissioni d’indagine del Congresso americano avessero denunciato le tre grandi agenzie di rating americane per complicità, corruzione, conflitto di interesse e per tante altre malefatte in relazione alla bolla dei mutui subprime e a quella dei derivati finanziari ad alto rischio, la Bce non ha mai volute mettere in discussione la credibilità delle “tre sorelle”. Ha solo deciso nel 2008 di affiancare loro la Dbrs, volendo forse farci illudere che, in quanto canadese, essa sarebbe potuto essere realmente indipendente.
Niente di più errato. Purtroppo è proprio la Bce a conferire alle quattro agenzie di rating l’autorità di interferire pesantemente con l’andamento economico dei paesi europei. Per qualche ragione inspiegabile la Bce e altri istituti europei sono stati e sono ancora meno critici e più tolleranti verso l’operato delle agenzie di rating rispetto alle stesse autorità americane. E’ il momento che Francoforte dia qualche spiegazione.
La Dbrs, creata nel 1976, ha il suo quartier generale a Toronto, in Canada, ma oggi è forse la più americana di tutte. Dal 2015 essa è controllata da un consorzio di interessi, guidato da The Carlyle Group di Washington e dalla Warburg Pincus di New York.
La Carlyle è il più grande private equity al mondo, coinvolto soprattutto nei settori della difesa e degli investimenti immobiliari. Si ricordi che il private equity è un fondo che di solito raccoglie capitali privati con l’intenzione di acquisire imprese non quotate in borsa. La Carlyle è impegnata in numerosi fondi di investimento e anche in hedge fund speculativi.
Fino al 2008 era conosciuta come la multinazionale che vantava stretti rapporti politici, in particolare con la famiglia Bush e con la casa reale saudita. Una sua controllata, la Carlyle Capital Corporation, che si era specializzata nella speculazione finanziaria con derivati emessi sui mutui subprime e sulle ipoteche, nel 2008 divenne insolvente (in default) per oltre 16 miliardi di dollari!
Anche Warburg Pincus è un fondo di private equity frutto della fusione di due banche. Esso è grandemente impegnato nei settori dei servizi finanziari, dell’energia e delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni. Il suo presidente attuale è Timothy Geithner, già ministro del Tesoro dell’Amministrazione Obama, che ha coordinato tutte le operazioni di salvataggio finanziario delle banche e delle assicurazioni in crisi dopo il 2008.
E’ doveroso chiedere alla Bce di rendere conto delle ragioni della grave decisione di sottoporre governi e istituti creditizi alla valutazione di agenzie di rating non affidabili, forse politicamente condizionate e sicuramente interessate agli andamenti di borsa.