La recente invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha portato gli investitori a distogliere lo sguardo dalla Federal Reserve e a concentrarsi sul contesto geopolitico. Molti ora sono più preoccupati per i prezzi dell’energia e il rischio geopolitico che non per il programma di irrigidimento della politica monetaria della Fed.
Di conseguenza, l’oro è tornato alla ribalta (essendo rimasto su un percorso di consolidamento negli ultimi 18 mesi). Ora, alcuni si chiedono cosa comporterà questo scenario per le società estrattive di oro e argento nei prossimi trimestri. In questo senso, la partecipazione degli investitori generalisti all’universo dei titoli minerari è ancora ai minimi storici.
Le società minerarie hanno sofferto durante un anno e mezzo di inversione del prezzo dell’oro denominato in dollari (tra la fine del 2020 e il febbraio 2021). I loro margini operativi si sono ridotti a fronte dell’aumento dei costi dei fattori produttivi. Questo ha colpito le società minerarie dell’argento più di quelle d’oro, in quanto i primi hanno margini operativi per natura più bassi e quindi una maggiore sensibilità ai movimenti del prezzo della materia prima.
Gli investitori devono essere consapevoli del rischio di concentrazione settoriale. L’argento tende a sovraperformare l’oro in un contesto di aumento del prezzo di quest’ultimo e tende a sottoperformare l’oro quando il sentiment si sposta contro il settore.
A nostro avviso, l’oro continuerà a beneficiare del contesto attuale. In primo luogo, la Fed sembra più cauta di quanto si potesse pensare. In secondo luogo, le aspettative del mercato sul dimezzamento dell’inflazione nella seconda metà del 2022 sono più ottimistiche di quanto si possa immaginare. In terzo luogo, il conflitto in Ucraina non ha ancora raggiunto la sua fine.