Il rallentamento dell’economia globale non è passato inosservato. Nel corso dei meeting di primavera il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha sollevato il problema, nella speranza di sostenere un’azione coordinata in favore della crescita globale.
Sfortunatamente, l’Organizzazione può fare poco per portare avanti un’azione di questo tipo. I policymaker ritengono che un ulteriore allentamento della politica monetaria possa risultare controproducente. Lo spazio per uno sforzo fiscale combinato è invece limitato da problemi di coordinamento e solo alcuni Paesi hanno lo spazio fiscale che permetterebbe loro di mettere in campo un impulso fiscale significativo. Sono sorpreso da come le ultime manovre di allentamento delle condizioni finanziarie in realtà abbiano prodotto un miglioramento minimo in termini di crescita e di dati relativi al sentiment. Guardando avanti, i segnali che vedo restano in linea con un’economia che si muove lateralmente o marginalmente al rialzo, piuttosto che con una ripresa decisa.
In assenza di notizie negative, gli asset rischiosi dovrebbero continuare a performare. Se la crescita resterà nulla, le Banche Centrali avranno pochi motivi per rovinare la festa.
L’inflazione dovrebbe continuare ad accelerare visto il rally dei prezzi delle commodity, ma in presenza di crescita nulla, dubito che un incremento dell’inflazione indotto dalle commodity spinga i policymaker verso un inasprimento delle loro posizioni di politica monetaria. Le valute dei mercati emergenti, in particolare, sembrano trovarsi nella giusta posizione, in quanto offrono un rendimento e le economie emergenti interne stanno beneficiando del miglioramento del flusso di capitale. Tuttavia, restano molte sfide.
Primo, nonostante il recente allentamento delle condizioni finanziarie, la crescita potrebbe continuare a diminuire. La politica monetaria è già tirata, quindi sarà difficile articolare una risposta adeguata a un ulteriore rallentamento della crescita. In questo contesto, l’impatto del recente aumento dei prezzi delle commodity deve essere tenuto sotto osservazione.
Secondo: vista la traiettoria benevola dei tassi Fed Funds statunitensi implicita nella curva dei rendimenti Usa, il mercato risulta vulnerabile a qualsiasi aumento dell’inflazione che dovesse costringere il FOMC (Federal Open Market Committee) ad accelerare il ritmo di normalizzazione della politica monetaria. Un incremento dell’inflazione risulterebbe doppiamente sfidante per i mercati, in quanto la risposta politica dovrebbe arrivare in un contesto di crescita globale debole. Anche se il recente aumento dei prezzi delle commodity potrebbe mettere pressione sull’inflazione, la debolezza della crescita globale dovrebbe invece contenere l’inflazione core.
Terzo, il Regno Unito potrebbe votare in favore dell’uscita dall’Unione Europea. I timori per l’impatto di questo scenario peseranno sia sulla crescita britannica che su quella dell’intero blocco. I sondaggi rivelano, però, che le probabilità di Brexit sono diminuite.
La quarta e ultima sfida deriva invece dai timori per la crescita e la stabilità finanziaria della Cina, che potrebbero riemergere prima del previsto. Dopo la spinta fiscale fornita dalle autorità cinesi, sembra più probabile che le preoccupazioni legate alla Cina possano ripresentarsi nella seconda metà dell’anno.